venerdì 14 maggio 2021

NON SOLO COVID: I POPOLI A RISCHIO DI ESTINZIONE di Alessio Ryan Pagniello


 

Il Covid-19 con le sue varianti sembra rallentare la sua corsa nei Paesi più ricchi, soprattutto grazie alla vaccinazione massiccia e agli ospedali moderni e forniti di macchinari e personale specializzato. Purtroppo la situazione non è la stessa in tutto il mondo. Sono soprattutto le popolazioni più povere o isolate, quelle che vivono lontani da quella che noi definiamo “civiltà” a pagare il prezzo più alto. Nell’America meridionale, lungo il corso del Rio delle Amazzoni ad esempio, la situazione è drammatica. Il lungo fiume si snoda per 6500 chilometri tra Brasile, Perù e Colombia: una via di comunicazione e fonte di sostentamento per i popoli che vivono lungo il suo corso, ma anche porta di ingresso per il Covid, che sta mietendo molte vittime. In tutta l’America latina vivono oltre 800 popolazioni native e almeno la metà di queste lungo il corso del Rio delle Amazzoni. Si tratta di circa 45 milioni di persone che rischiano di scomparire per sempre a causa dell’epidemia, che sta accentuando una situazione già critica fatta di discriminazioni e diseguaglianze. Le popolazioni indigene, già decimate in passato da malattie portate dai “bianchi”, sono parte del patrimonio culturale dell’umanità e sono fondamentali per la salvaguardia della biodiversità. Con la morte dei soggetti più anziani rischiano di scomparire le tradizioni e la memoria stessa di antichi popoli. 



 Non solo il virus, ma anche la scarsità di risorse, di cibo e di acqua potabile portano a dolorosi conflitti intertribali. Gli ospedali dell’area amazzonica non possiedono le risorse adatte per affrontare la pandemia, inoltre le tribù tradizionali a causa della loro condizione di isolamento hanno spesso un sistema immunitario più fragile del nostro all’attacco di patogeni esterni. Anche tra le popolazioni tradizionali africane la situazione appare drammatica.



 Tra i Masai del Kenya, ad esempio la situazione è molto difficile, poiché oltre a dover affrontare i problemi dovuti ai cambiamenti climatici che avevano già peggiorato la qualità della loro vita, si aggiunge questa nuova ulteriore complicazione. Ma non sono solo queste le tribù colpite, ce ne sono in Malesia, Filippine, Ecuador, Colombia, India, Canada… Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni stima che le tribù del pianeta conterebbero circa 430 milioni di persone. 



Di questi circa 150 milioni di individui appartengono ai cosiddetti popoli tribali. Per salvare queste persone e le loro preziose culture l’isolamento dal mondo sembra oggi essere l’unica salvezza. Per questo molti popoli hanno scelto volontariamente  di isolarsi e ora vivono nelle loro foreste in maniera autosufficiente. I Masai hanno deciso di fermare i loro rituali tradizionali e molte attività collettive per evitare contatti e contagi. 


A Sumatra i cacciatori-raccoglitori Orang-Rimba sono tornati nei loro territori da cui erano stati scacciati per far spazio alle coltivazioni di palma da olio, e hanno adottato una loro misura di quarantena, costruendo villaggi con abitazioni distanti tra loro e una casa lontana dal villaggio per gli infetti. Si tratta di una sorta di resilienza innata per i popoli indigeni capaci di adattarsi ai cambiamenti e all’ecosostenibilità.



 


 

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