PAROLA NOSTRA
Blog dell'Istituto Omnicomprensivo dei Monti Dauni.
giovedì 23 giugno 2022
LE ORIGINI DEL CONFLITTO RUSSO - UCRAINO di Eleonora Borgia - Francesca Lombardi - Giorgia Mancini
mercoledì 22 giugno 2022
PACE FRA LE NOTE di Mariana Sanseverino e Maria Sharon Joy Poppa
La guerra è tornata nel nostro continente. Milioni di persone ucraine, russe, europee ed extraeuropee fanno sentire la loro voce contro il conflitto russo-ucraino diffondendo il loro pensiero verso la pace di due Paesi la cui situazione oscilla già dal lontano 2014. Da una parte molte persone stanno cercando di scappare dall’Ucraina, dall’altra invece ci sono dei volontari che stanno partendo per questa con beni primari come medicinali, acqua, cibo e vestiti. Anche molti personaggi famosi cercano di intervenire in questa situazione drammatica condividendo pensieri, opinioni e video che mostrano le atrocità della guerra come i filmati che mostrano soldati che lasciano le loro famiglie per combattere per il proprio Paese con nessuna certezza, ma solo la speranza, di tornare. Tra questi spiccano le figure dei cantanti che con le loro voci rappresentano, anche se in piccola parte, una speranza volta alla pace. Tra questi vogliamo ricordare La Rappresentante di Lista, duo italiano che su Twitter ha lanciato l'idea di un concerto i cui guadagni sarebbero serviti ad aiutare i profughi vittime della guerra. Il concerto dal nome iconico "Tocca a noi. Musica per la Pace", si è tenuto in Piazza Maggiore a Bologna, lo scorso 5 aprile. Oltre settemila spettatori hanno dato il loro contributo all'organizzazione "Save the children", che da oltre 100 anni lotto per i bambini a rischio e cerca di salvaguardare il loro futuro. All'evento oltre alla Rappresentante di lista hanno partecipato moltissimi artisti, tra i quali Elodie, Gianni Morandi, Elisa, Diodato, Noemi e molti altri. Ma non solo in Italia gli artisti fanno sentire la loro voce: Oksana Lyniv, direttrice d’orchestra ucraina, attraverso il suo profilo Facebook si è lanciata in commoventi appelli. In uno di questi rivela che il concerto che ha diretto alla Wiener Konzerthaus lo ha dedicato alla sua patria, l’Ucraina. Anche dalla cantante lirica russa Anna Netrobko arriva un grido di speranza verso la Pace: la cantante russa rompe il silenzio con un’affermazione volta a denunciare l’obbligo degli artisti a dar voce contro la loro patria. “Sono contraria a questa guerra. Sono russa e amo il mio Paese ma ho molti amici in Ucraina e la pena e il dolore ora mi spezzano il cuore. Voglio che questa guerra finisca e che la gente possa vincere in pace” scrive su Instagram.
Questi, e molti altri, cantanti vogliono diffondere un
messaggio volto a eliminare ogni forma di guerra definendola “sbagliata” e pur
con un piccolo contributo cercano di convertire la musica in un mezzo innovativo per far arrivare a chiunque un messaggio di
pace e far capire come le vittime innocenti della politica possano far “sentire
la loro voce” fra le note della pace. A seguito della guerra molte sono state le star internazionali, ma anche politici che con
canzoni, video e messaggi hanno dato conforto all’Ucraina. Gli italiani Maneskin hanno annullato il loro tour in Russia ed hanno deciso di partecipare allo STAND UP FOR UKRAINE, una campagna globale che attraverso una mobilitazione social ha raccolto oltre 9 miliardi di euro per aiutare le persone in fuga dal conflitto. La campagna è stata organizzata da Global Citizen in collaborazione con la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen per aiutare non solo i profughi della guerra in Ucraina, ma anche coloro che fuggono dallo Yemen e dalla Siria. Moltissimi nomi illustri hanno partecipato all'evento: da Elton John a Madonna ai Pink Floyd. La band italiana però, non si è limitata ad un post, ma ha composto un brano dal titolo "We're gonna dance on gasoline" in cui i quattro componenti della band cantano in coro e chiedono " Come fate a dormire la notte? Come fate a chiudere gli occhi con tutte quelle vite nelle vostre mani?" Un appello verso la responsabilità civile ai potenti della Terra.
martedì 21 giugno 2022
LUOGHI DEL CUORE E SMART IN PUGLIA: IL RESTAURO DEI GIARDINI PENSILI DUCALI classi 2^A e 2^B Secondaria di primo grado Bovino
LA NOSTRA ESPERIENZA
All'interno del progetto è stato preparato un ulteriore piano rivolto alla scuola secondaria di primo grado di Bovino. Si è trattato di un intervento di 32 ore rivolto alle classi seconde e terze e tenuto dalla restauratrice Paola Anzivino che ha avuto lo scopo di far avvicinare noi ragazzi al mondo del restauro. Le classi terze sono state interessate da interventi più brevi che si sono conclusi con passeggiate all'interno dei giardini e una visita al Museo diocesano dove è stato loro mostrato come riconoscere un intervento di restauro. Le classi seconde hanno lavorato in maniera pratica e dettagliata. Alcune lezioni sono state di tipo teorico, altre di tipo pratico. Dopo alcune lezioni introduttive, noi studenti abbiamo realizzato i grafici dei busti delle statue dei giardini ducali, in cui abbiamo riportato tutti i tipi di degrado presenti nella legenda, dopo aver analizzato dal vivo le statue.
Abbiamo imparato a riconoscere e distinguere i vari danni che interessano le statue: rotture, lesioni, disgregazioni, sporco incoerente, erosioni e patine biologiche.
All'interno dei
giardini inoltre abbiamo potuto lavorare su parti prive di interesse storico come muretti o marciapiedi, utilizzando le tecniche di pulitura: abbiamo prima trattato la parte con un biocida e quindi abbiamo eseguito degli impacchi di polpa di carta e di bicarbonato d'ammonio.
INTERVISTA ALLA RESTAURATRICE PAOLA ANZIVINO classe 2 B
Lei è una restauratrice. Da quando tempo lavora in questo campo e come è nata la sua passione?
Lavoro in questo campo dal 1992. Dopo aver
frequentato il Liceo artistico non sapevo bene che strada intraprendere quando,
per caso, a Roma ho incontrato una persona che si era appena iscritta ad una
scuola di restauro e che mi ha introdotta nel suo mondo che ho amato
immediatamente. Il lavoro del restauratore mi è sembrato un ottimo compromesso
fra l’arte ed i beni culturali. Col tempo ho capito che il proprio estro
artistico in questo lavoro non solo non è utile, ma non deve proprio venire
fuori. Avere una buona manualità però aiuta tanto.
In
cosa consiste il suo lavoro?
Dal 2019 il mondo del restauro è cambiato.
Noi restauratori siamo stati divisi per settori, quindi quando mi occupo di
opere pubbliche, restauro prevalentemente opere d’arte lignee e decorate o
affreschi. Lavorando nel privato invece siamo più liberi: in quel caso mi
occupo di qualsiasi opera d’arte, sino ad arrivare alle porcellane o ceramiche
antiche o ad opere in pietra. Il mio è comunque un lavoro molto tecnico che
comincia con una visita di persona all’opera. Dalle fotografie non si riesce a
comprendere perfettamente che tipo d’ intervento occorre eseguire. Bisogna
analizzare e studiare l’opera, fotografarla, disegnare dei grafici,
comprenderne le caratteristiche strutturali, artistiche, tecniche e materiali
per poi decidere come intervenire su di essa. A questo punto si prepara un progetto di
restauro che va quindi inviato alla Sovrintendenza ai Beni culturali. Solo
quando il progetto sarà approvato potrà iniziare il restauro vero e proprio. Generalmente
prima di cominciare un restauro si eseguono dei tasselli di pulitura, cioè delle
piccole prove per comprendere se il tipo di intervento che è stato deciso, sia
la scelta migliore per quell’opera. Ancora una volta sarà la Sovrintendenza a
decidere se continuare sulla via iniziata, o se modificare qualcosa. Il
restauro è quindi un lavoro minuzioso, con una parte burocratica molto
importante.
Che tipo di opere restaura?
Lavoro soprattutto su statue lignee: nelle
nostre zone l’arte sacra e votiva è molto importante, per questo negli ultimi
quattro anni ho lavorato soprattutto su queste opere. In questo momento però
sto restaurando delle tele del museo diocesano di Bovino.
Può capitare di rovinare un’opera durante un
restauro?
Fino a poco tempo fa i restauri erano
molto aggressivi e poteva capitare di togliere parti di un’opera originale. Per
questo la normativa burocratica è cambiata ed è così cavillosa: serve proprio a
salvaguardare le opere d’arte. Per fortuna non mi è mai capitato di rovinare
delle opere, anche se, molti anni fa nel 1993, io ed altri tre ragazzi stavamo
eseguendo il consolidamento di un affresco all’interno della chiesa della
Minerva, a Roma. Lavoravamo sulla stessa parete e stavamo inserendo con delle
siringhe un consolidante, cioè delle malte, laddove si erano formate delle
sacche, cioè delle zone in cui l’intonaco si era sollevato. A fine giornata ci
accorgiamo che si era formata un’enorme sacca sulle mani del Cristo
benedicente, perché tutto il consolidante che avevamo iniettato era confluito
nello stesso punto. Attraverso dei micro fori siamo riusciti a risolvere la
situazione, ma quella volta abbiamo rischiato seriamente di danneggiare l’affresco.
Si tratta di un lavoro molto minuzioso in cui non bisogna affidarsi solo alla
propria esperienza, ma dobbiamo imparare a comprendere momento dopo momento la
via più giusta da seguire.
Quali sono le parti più vulnerabili di
un’opera d’arte?
Le parti più vulnerabili sono le parti più
sottili o quelle terminali. Dipende però dal tipo di opera. Nelle statue ad
esempio il naso, le dita… dunque le parti più sporgenti sono quelle più fragili.
Se invece parliamo di una tela, dobbiamo tener presente il materiale di cui è
composta, un materiale naturale, come lino, canapa, cotone… a seconda dell’epoca
storica in cui è stata realizzata. In questo caso i danni arrivano soprattutto
dagli agenti a cui l’opera è sottoposta o dal luogo in cui è esposta. La muffa
può attaccare il tessuto e rovinarlo. Non solo. Se una tela viene esposta ai
raggi solari, la pittura può asciugarsi troppo rapidamente o in modo non
omogeneo. Si vengono allora a formare delle “conchiglie”, cioè delle isole di
colore che si possono staccare molto facilmente. Le statue lignee se si trovano in un ambiente
molto umido diventano spugnose e i tarli possono scavare delle gallerie molto
profonde danneggiandone la struttura. La prima cosa da fare è consolidare e
mettere in sicurezza il bene danneggiato. Ovviamente l’ambiente in cui si trova
un’opera può fare la differenza.
Come è nato il progetto dei Giardini
pensili?
Il progetto è nato grazie all’iniziativa
di Maria Rosaria Lombardi, presidente della Proloco di Bovino, che è riuscita a
raccogliere abbastanza firme per ottenere un finanziamento dal FAI per il
restauro dei giardini pensili di Bovino. Non solo, oltre a ciò ha avuto l’idea
di istruire voi ragazzi per avvicinarvi al mondo del restauro e ad un bene del
nostro territorio che non tutti conoscono, poiché il rispetto di un opera è
qualcosa di poco conosciuto. Voi ragazzi rappresentate il futuro e dovete
essere istruiti alla bellezza del patrimonio artistico italiano, ma anche al
rispetto e alla comprensione di esso.
Che tipo di lavori o restauri sono stati
realizzati nei giardini ducali?
Si è trattato di un progetto a tutto tondo
che ha previsto non solo il recupero delle statue, ma anche dell’ambiente in
cui esse sono inserite. L’opera d’arte è tale anche in funzione al luogo in cui
si trova. L’ambiente diventa esso stesso opera d’arte. Per quanto concerne le
statue per prima cosa abbiamo dovuto individuare le criticità delle opere,
studiare e conoscere a fondo le statue, per poi andare ad asportare le muffe e
i batteri che si erano formati al di sopra di esse perché con le loro radici
scavano e rovinano la pietra. Si è quindi passati alla seconda pulitura, che è quella
delle macchie principali e al consolidamento. Nel restauro, soprattutto in
quello lapideo, non si ricostruisce niente, quindi le parti rotte come dita o
nasi, vanno lasciati così perché è molto importante rispettare l’essenza storica,
il vissuto, di un bene. Dunque quello dei giardini ducali è stato più un
restauro conservativo che estetico.
Ha lavorato da sola a questo progetto?
Al progetto della scuola sì, durante quello
di restauro sono stata affiancata da un altro restauratore.
Quali erano le maggiori criticità
all’interno dei giardini?
Molte criticità erano dovute all’abbandono
e all’incuria del luogo. Prima di tutto sono stati potati gli alberi e messi in
sicurezza perché i problemi delle statue erano dovuti a dei traumi, come la
caduta di rami o di pigne. Purtroppo molti problemi non sono stati eliminati
completamente perché sono dovuti all’umidità del luogo, al gelo dell’inverno al
calore eccessivo dell’estate. Quindi il restauratore che mi ha affiancato ha
proposto di coprire le statue nei mesi più freddi con un tessuto non tessuto,
per proteggere lo strato superficiale della statua. In primavera poi andranno
un po’ ripulite e riconsolidate con della manutenzione ordinaria.
Aveva già lavorato con i ragazzi delle
scuole?
Sì, ma mai nel campo del restauro. Più
volte ho lavorato nella scuola dell’infanzia o primaria per delle attività
creative. Nella secondaria di primo grado ho lavorato con l’argilla ed insieme
ai ragazzi ho realizzato un presepe che è stato premiato durante un concorso.
Tirando le somme: come valuterebbe l'esperienza vissuta insieme a noi
ragazzi?
E’ stata davvero una piacevole esperienza.
Siete stati una bella scoperta: molto vivaci, ma molto collaborativi. Avete
seguito le mie istruzioni e svolto tutte le attività richieste. Anche la
risposta empatica e la vostra curiosità sono state positive.
Quali
sono i suoi progetti per il futuro?
E’ un buon momento per noi restauratori e spero di continuare così.
I GIARDINI PENSILI DUCALI DI BOVINO di Andrea Terlizzi
Realizzati nel 1800, si ispirano al Parco di Recale, che era la residenza estiva della Duchessa di Bovino Anna Maria Suardo in Guevara, dama di compagnia della Regina Carolina. Si tratta di giardini all'italiana che conservano una notevole varietà di piante, arbusti (almeno 50 specie), oltre alla presenza di fontane e cisterne per l'accumulo delle acque rivenienti dalle condotte dell'antico Acquedotto Romano attraverso tipiche fenditure delle rocce sulle quali si eleva il Castello. Sono disposti in successione e suddivisi in “giardino pensile domestico”, “giardino botanico” e “giardino delle statue” o “superiore”. Nei giardini si trovano sette statue, cinque mezzi busti marmorei ispirati all'epoca romana e due figure intere in stile neoclassico, una ninfa dormiente e una statua di Venere il cui autore è sconosciuto.
domenica 19 giugno 2022
L’ombra più grande della mia vita… di Giovanni Roberto Nicastro e Michele Durando
A seguire il testo che si è aggiudicato la vittoria nella sezione "Racconti" del concorso indetto dell'AVIS di Bovino.
L’ombra
più grande della mia vita…
Ciao, mi chiamo
Paul e ho 19 anni. Sono sempre stato un ragazzo poco altruista, che pensa solo
a se stesso.
Non ho mai
tenuto molto neanche ai miei familiari. Sono nato in una ricca famiglia e mi è
sempre stata data qualunque cosa io chiedessi. Non ho mai avuto molti amici,
sto antipatico a molti per la mia ricchezza, o almeno così credevo… dopo la
storia che sto per raccontarvi ho aperto gli occhi e ho capito d’essere
una persona antipatica ed indifferente. Le uniche persone a cui tenevo
all’epoca dei fatti, erano Mike e John, i miei unici e veri amici. John si
era trasferito qui in America da poco, e fu così che io e Mike lo abbiamo
conosciuto. Mike invece lo conoscevo dall’infanzia. È sempre stato il mio
migliore amico. Ci tenevo molto a lui, ed era l’unica persona per cui (forse)
avrei dato la vita. Quella mattina, eravamo appena usciti dal college, uscimmo
per andare a mangiare al “Terra Blues “, uno dei bar più importanti
di tutta New York. Per John era la prima volta in quel posto, io e Mike invece
c’eravamo andati spesso. Ordinammo subito qualcosa. Mentre John guardava
spaesato il bar, ha notato una foto del Grand Canyon.
-Ragazzi,
cos’è quello?- chiese John indicando la foto.
-Come fai a
non sapere cosa sia? È il Grand Canyon, una gola da cui si può
vedere un panorama mozzafiato- risposi.
-Sarebbe
bello visitarlo, un giorno…- disse Mike. -E perché no?- Risposi.
Fu così che
qualche settimana dopo riuscii a procurarmi una guida disposta a portarci
lassù. Quel giorno prendemmo un bus assieme ad altre persone, tutte riunite per
visitare il Grand Canyon. Salimmo assieme e dopo aver ignorato le
raccomandazioni che la guida ci aveva fatto, ci fu concesso il tempo per
visitare meglio quella zona straordinaria. Ci sedemmo per guardare il panorama.
Mike, che come noi non aveva dato retta alla guida, si sporse per vedere quanto
fossero profonde le gole: all’inizio non pensammo potesse accadere chissà cosa,
ma Mike, che si era sporto troppo, era scivolato e fece un volo di qualche
metro sbattendo la testa ed il collo su dei sassi.
Inevitabilmente
la guida urlò, e tutti gli altri iniziarono ad agitarsi, ma la cosa peggiore è
che io ero rimasto paralizzato dalla paura. Paura di perdere un amico con cui
avevo condiviso belle e brutte esperienze, il mio unico amico insomma. Mentre
alcuni gridavano di chiamare un’ambulanza, ed altri erano impauriti (fra cui
io), ci accorgemmo che dal collo di Mike stava uscendo molto molto sangue,
probabilmente gli si era trinciata la giugulare. John si strappò così la
camicia e scese ad aiutarlo, tenendogliela stretta per evitare maggiore
fuoriuscita di sangue. Fu chiamato un elisoccorso che arrivò giusto qualche
minuto dopo. Furono così controllati alcuni suoi valori vitali e dopo essere
stato medicato, i soccorritori lo portarono in ospedale.
Riuscimmo
più tardi a raggiungerlo. Mentre un taxi ci aveva accompagnato fin lì, la paura
mi aveva tartassato. Una volta giunti in ospedale, incontrammo la madre
di Mike, mentre il padre non c’era perché impegnato in una riunione di
lavoro. I dottori ci spiegarono che serviva un’urgente trasfusione di sangue 0-
, un gruppo sanguigno raro. Ci fu chiesto allora, essendo tutti maggiorenni, di
donare il sangue affinché gli potesse essere salvata la vita.
Io sapevo
bene di essere 0-, ma ero sicuro che qualcun altro avrebbe donato al posto mio.
Avevo una paura terribile di donare: ho paura degli aghi, e questa fobia mi
accompagna da sempre, fin da quando ero piccolo. Ogni secondo che passava ero
sempre più convinto che avrebbero trovato quel tipo di sangue… non sapevo come,
però. Ero molto pensieroso: vedevo la mamma di Mike in lacrime tra le braccia
di John.
D’un tratto
iniziarono ad entrare sempre più dottori in quella sala. Solo pochi minuti dopo
ci fu comunicato che Mike era morto. Mi sentivo un idiota: per la mia stupida
paura avevo fatto morire il mio migliore amico. Non nego che piansi, e per più
giorni, perché sapevo in un certo senso, di aver ucciso il mio migliore amico.
Mi vergognavo, anche se solo io sapevo di questa cosa… era come se avessi avuto
un ombra addosso… l’ombra di Mike. Fu in quel momento che aprii gli occhi e
decisi di andare a donare il sangue. Mi organizzai così anche con John e, un
martedì mattina, ci dirigemmo in pronto soccorso per donare. Avevo paura, molta
paura. Entrammo in una sala, e mentre i dottori si stavano preparando, dalla
finestra mi parve di vedere Mike che mi sorrideva. So che me lo sono immaginato
per certo… ma ero felice in quel momento e decisi di prendere coraggio. Una
volta fatto, andai a mangiare un gelato con John.
Ho capito
così che tutti dovrebbero donare, perché non si sa mai, potrebbe servire ad un
amico o anche a noi stessi. In quel momento sapevo che mi sarei portato la sua
ombra per sempre, e che me ne sarei dovuto anche vergognare… ma dentro di me
sapevo anche che il destino non si cambia e che quella donazione ed anche le
future sarebbero state in suo onore. E chi lo sa che magari, un giorno o
l’altro, non ci si incontri in un altro mondo…
GLI EROI di Letizia Isabel Cerrato Russo
Ecco il testo della poesia classificatasi al primo posto durante la manifestazione finale del concorso promosso dall'AVIS di Bovino per la promozione della cultura del dono.
GLI EROI
di Letizia Isabel Cerrato Russo
Sulla barca in mezzo al mare
c’è una mano che ci chiama
e chiede aiuto!
Chi è che viene da così lontano?
C’è Gerome, Jasmine e Nadal…
e tutti insieme a tanti altri lor fratelli…
tutti i giorni saran più belli!
Si naviga la notte, il giorno
e ancora la notte
e il cuore batte sempre più forte!
Non hanno niente che li guidi,
che li allontani dal dolore,
solo la speranza e l’amore
in un futuro migliore.
Arriveranno prima o poi
nella nuova terra e saranno eroi.
In un abbraccio avvolti,
attorno a loro saranno molti.
E questo è un dono proprio buono,
che riempie il cuore con tanto amore.
LE ORIGINI DEL CONFLITTO RUSSO - UCRAINO di Eleonora Borgia - Francesca Lombardi - Giorgia Mancini
Il conflitto tra guerra e Ucraina non è esploso all'improvviso, ma già dal 2014 nella regione del Donbass la situazione è piuttosto tesa...

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Il programma A Scuola con Amref è un progetto educativo rivolto alle scuole italiane, di ogni ordine e grado che propone un p...
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