martedì 21 aprile 2020

TREKKING A SCUOLA di Pierluigi Sgambati – Redazione Liceo Scientifico Bovino


Tra le prime iniziative del nuovo Istituto Omnicomprensivo, si sono svolte il 23 e il 29 ottobre le Giornate dell'accoglienza che hanno coinvolto gli alunni degli istituti superiori: i due licei e i due professionali.
Le giornate hanno visto protagonista il trekking, lungo due sentieri naturalistici nei dintorni di Accadia e Bovino che hanno condotto gli alunni rispettivamente alle Gole di Pietra di Punta e al Santuario della Madonna di Valleverde.
Il nostro Istituto, da sempre sensibile alle problematiche ambientali, ha voluto promuovere con questo progetto una coscienza ecologica e un maggior rispetto dell’ambiente. I sentieri battuti dagli studenti -Portella e Terra rossa-  infatti sono molto importanti da un punto di vista storico-naturalistico e per questo motivo vanno preservati e valorizzati. Grazie a tale nuova iniziativa, gli studenti hanno avuto l’opportunità di esplorare questi luoghi e di conoscere meglio il proprio territorio.
Il paesaggio dei Monti Dauni è indubbiamente suggestivo. Le Gole di Pietra di Punta sono un gioiello naturalistico, poco conosciuto, in cui acqua e rocce danno vita ad uno spettacolo unico. Suggestivo il paesaggio con i colori dell’autunno che, in particolare lungo questo sentiero, regala sfumature di rosso, giallo e arancione, degne di un dipinto.
Il sentiero “Portella” è importante anche da un punto di vista culturale, perché coincide con quella che anticamente era la strada che conduceva a Bovino. Gli studenti hanno percorso lo stesso sentiero che, secondo la leggenda, hanno calpestato i buoi che trasportavano i resti di San Marco d’Eca, patrono di Bovino in paese. Non a caso, oggi, in quel punto, c’è il famoso “Buco di San Marco”, realizzato dal dito stesso del santo per far aprire le porte del paese, trovate chiuse all’arrivo delle sue spoglie.
Il trekking è un'attività estremamente formativa dal punto di vista non solo sportivo ma anche ambientale: le lunghe camminate permettono lo svolgimento di attività fisica e l'acquisizione di determinate abilità psico-motorie, come la resistenza, l'equilibrio, per via del terreno sconnesso, pieno di ostacoli naturali; inoltre i percorsi sono immersi nel verde e permettono di osservare numerose specie di piante endemiche.
Probabilmente l’obiettivo più importante di queste giornate era promuovere la socializzazione fra gli studenti, per accrescere il senso di appartenenza al nuovo Istituto dei Monti Dauni. E sicuramente l’obiettivo è stato centrato in pieno. Alcuni studenti, giunti presso il Santuario di Valleverde, hanno deciso, muniti di autorizzazione, di rimanere in loco per l’intera giornata per concluderla nel migliore dei modi possibile: attorno alla brace, arrostendo carne.
Gli studenti hanno molto gradito questo genere di attività all’aria aperta. Consapevole di ciò, il nuovo Dirigente scolastico, prof. Ottone Perrina, ha auspicato che esperienze di questo genere siano proposte anche in seguito.


Le gole di Pietra di Punta
I ragazzi di Accadia e Deliceto nel sentiero "Terra Rossa"
Santa Maria Maggiore
Il Santuario di Valleverde

I ragazzi di Bovino pronti per la partenza
 La discesa lungo il tratturo "Portella"




LE VENTI ROSE BIANCHE di Giorgia Brienza e Francesco Fesce


Il 27 Gennaio a scuola noi alunni, delle classi I A e I B della scuola secondaria di I grado, abbiamo ricordato la Shoah attraverso la lettura e l’analisi dei testi scritti dai ragazzi del campo di Terezìn a Praga e la visione del film La stella di Andra e Tati, che ci hanno fatto comprendere le terribili condizioni dei bambini ed in particolare il triste destino di venti bambini, le rose bianche, che tutti dovrebbero conoscere.
Ad Auschwitz furono deportati adulti e anziani e circa 3000 bambini di cui solo 200 si salvarono. Molti bambini furono utilizzati come cavie negli esperimenti del dottor Josef Mengele, che faceva studi di genetica. Un giorno egli, chiedendo ai bambini: Chi vuole andare dalla mamma?, selezionò venti bambini ebrei, dieci maschi e dieci femmine tra i cinque e i dodici anni, per mandarli nel campo di Neuengamme, presso Amburgo, dove il dottor Heissmeyer li utilizzò per degli atroci esperimenti sulla tubercolosi.
Il 20 aprile 1945, i bambini vennero impiccati nei sotterranei della scuola di Bullenhuser Damm, affinchè non rimanesse traccia di quegli esperimenti. Oggi la scuola ospita nel suo cortile un giardino di rose bianche, dedicato alle vittime, tra cui vi era il piccolo italiano Sergio De Simone, di sette anni. La lapide nel roseto reca la seguente scritta: QUI SOSTA IN SILENZIO, MA QUANDO TI ALLONTANI PARLA.
Tra i bambini sopravvissuti ad Auschwitz vi sono Andra e Tatiana Bucci, cugine di Sergio, le quali si salvarono dallo stesso atroce destino solo perché, messe in guardia dalla blokova, non risposero alla domanda ingannevole.
Per onorare la memoria di quei bambini, ciascuno di noi alunni ha costruito una cartellina con i testi di Terezìn e su ogni copertina ha disegnato una rosa bianca col nome di uno dei venti bambini.





INTERVISTA A ROBERTO MATATIA di Giulia Campanella, Claudia Della Vista, Alessio Ryan Pagniello, Michela Russo

Lo scrittore Roberto Matatia con sua moglie Silvia


Nell’ambito dell’evento Scuola e Memoria, gli alunni della redazione Parola nostra della Scuola Secondaria di primo grado, hanno incontrato a scuola, il 12 febbraio 2020, lo scrittore Roberto Matatia, autore del libro I vicini scomodi che narra le vicende di una parte della famiglia Matatia, sterminata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Nel corso dell’incontro l’autore, insieme a sua moglie Silvia, ha rilasciato un’intervista a quattro alunni delle classi II A e II B che avevano letto integralmente il libro. L’autore ha raccontato di essere entrato in possesso di alcune lettere, scritte dalla giovane Camelia Matatia al suo fidanzatino Mario che, una volta anziano, ha deciso di consegnarle a lui affinché non andassero perdute.
Quante sono le lettere di Camelia?
Le lettere sono quattro e hanno una vita che va dal novembre del 1943 al primo dicembre del ’43, poiché i ragazzi si sono conosciuti tardi, verso la fine del 1943. Prima di allora riuscivano ancora a vedersi, poi arrivarono i nazisti…  Dopo l’otto settembre del ’43 ci fu l’armistizio. Mussolini fu deposto dalla carica di Primo Ministro e sembrava si potesse giungere ad una pace. In realtà non fu così: gli americani cominciarono a liberare l’Italia partendo da Sud. Invece il centro e il nord erano controllati dai fascisti e subito dopo dai nazisti. Gli ebrei, quindi, non potevano esporsi più di tanto perché potevano essere catturati dai tedeschi e mandati nei campi di concentramento. Erano costretti a nascondersi e per i due innamorati non c’era altro modo per comunicare che scambiarsi delle lettere. L’ultima lettera è del primo dicembre del ’43, perché a Savigno, il piccolo paesino dove Camelia e la sua famiglia si erano rifugiati, arrivarono le camionette dei nazisti che fecero radunare tutta la gente del paese nella piazza e andarono a prendere gli ebrei. Sapevano benissimo dove andare a causa del fenomeno della delazione, una spiata dietro compenso: in cambio di denaro gli ebrei venivano denunciati. I tedeschi presero la famiglia di Camelia e altre famiglie di ebrei e li portarono via.
Ha mai sentito l’esigenza di chiamare Mario per capire meglio chi era Camelia?
Certo, naturalmente. Quando è uscito il libro, mia moglie ed io volevamo rintracciare a tutti i costi Mario, allora siamo andati a presentare il libro a Savigno, il paese in cui si era nascosta la famiglia. In prima fila c’era un gruppo di persone molto anziane, oltre i novant’anni, ma lucidissime. Dopo l’incontro ci hanno raggiunto e ci hanno detto di essere stati compagni di gioco e amici di Camelia e dei suoi fratelli. A quel punto ci è venuto spontaneo chiedere di Mario, che nel frattempo era morto. Ci hanno raccontato la storia della sua famiglia e ci hanno detto dove era sepolto. Così siamo riusciti a ricostruire tutta la storia.
Quali emozioni ha provato quando leggeva le lettere di Camelia?
Emozioni molto violente: c’era rabbia per quanto successo, c’era tristezza perché Camelia aveva solo sedici anni, pochi anni più di voi. Mi viene anche da fare un paragone: ciò che è successo a loro sta succedendo ancora oggi a tante famiglie costrette a fuggire dalla loro terra. Ho pensato che la storia di questa ragazzina ebrea sia la storia dell’uomo.
Le lettere di Camelia sono una preziosa eredità per la sua famiglia, a chi pensa di doverle lasciare?
 Io e mia moglie abbiamo deciso che le lettere di Camelia non dovessero essere solo nostre, riposte in un cassetto, ma a disposizione di tutti. Sono state inserite su una serie di pannelli che abbiamo predisposto con la Fondazione di studi storici di Bologna e con la Regione Emilia Romagna e che vengono portati in giro per le scuole o prestati ad associazioni che ne fanno richiesta. Naturalmente vengono anche esposte in occasione di mostre sulla Shoah, come quella di Roma dell’anno scorso.
Ha mai pensato di pubblicarle integralmente?
Roberto: sì, ma non so ancora se lo farò e in quale forma.
Silvia: Il papà di Roberto quando seppe delle lettere voleva tenerle in casa, perché non voleva parlare dell’accaduto. Roberto invece ha insistito molto per renderle pubbliche, proprio per poter dare voce alle sensazioni di questa ragazza, ma non è stato affatto facile.
Pensa che il passato della sua famiglia possa in qualche modo condizionare la sua vita?
Ha condizionato moltissimo la mia vita, altrimenti non sarei qui con voi a parlarne. Ha condizionato la mia vita e anche quella di mia moglie, perché ci ha portato a vedere le cose in modo diverso, ma lo ha anche fatto in maniera bella: possiamo parlare con voi ragazzi, ma anche con tante associazioni che ci chiamano, quindi sì, ha condizionato la nostra vita, ma in meglio.
Quale messaggio vuole lasciare a noi ragazzi per far comprendere meglio l’Olocausto?
Vorrei fare in modo che voi non pensaste che l’Olocausto sia qualcosa che riguarda solo gli ebrei. Dobbiamo anche pensare a tutte quelle persone che sono perseguitate per il colore della pelle. Anche nelle scuole ci sono ragazzi che vengono offesi o umiliati perché sono visti come “sbagliati”, come diversi dagli altri. Alla base di questi comportamenti c’è la stessa idea che ha portato a perseguitare gli ebrei: sopraffazione verso chi viene visto come inferiore.
Ormai sono passati tantissimi anni dall’Olocausto, però ci sono ancora alcune persone che negano l’esistenza dei campi di sterminio, lei ha mai subito discriminazioni per la sua religione?
Moltissime volte, anche recentemente, durante la proiezione di un film, un gruppo di negazionisti ha negato l’esistenza dei campi di sterminio, proprio perché ero presente io in sala. Ma questo non è niente: sin da quando ero bambino ho subito offese e violenze perché ero ebreo.







Il saluto del Dirigente Scolastico, Prof. Ottone Perrina

L'intera redazione partecipa all'incontro con lo scrittore


lunedì 20 aprile 2020

SCUOLA E MEMORIA Incontro con Roberto Matatia, autore del libro "I vicini scomodi" - di Benny Andrea Pagniello - Liceo scientifico Bovino


     



Per ricordare la Shoah, giovedì 13 febbraio 2020, presso la sala convegni della ex Comunità Montana di Bovino, l’Istituto Omnicomprensivo dei Monti Dauni, in collaborazione con la Pro Loco di Bovino, ha organizzato un incontro sul tema, aperto agli studenti delle scuole superiori del nuovo istituto e agli alunni della secondaria di primo grado.
Sono intervenuti il Dirigente scolastico, prof. Ottone Perrina, il sindaco di Bovino, Vincenzo Nunno, la dirigente dell’Ufficio scolastico A.T. di Foggia, dott.ssa Maria Aida Episcopo, lo storico e dirigente tecnico USR, dott. Antonio d’Itollo, l’ecumenista Don Claudio Manfredi e il dott. Roberto Matatia, autore del libro I vicini scomodi
Gli interventi dei relatori sono stati accompagnati da alcuni brani musicali (Mission di Morricone, La vita è bella di Piovani, Over the Rainbow di Harold Arlen), eseguiti con arrangiamenti originali dai Maestri del corso ad indirizzo musicale di Bovino, Bonuomo, Krylova, Augelli e Rossi. 
Il D.S. Perrina ha aperto la conferenza, sottolineando l’importanza della giornata non solo come momento formativo, ma anche come prima occasione di incontro degli alunni di tutte le scuole superiori del nascente istituto. Secondo il nostro dirigente Rispetto è la parola chiave che apre alla diversità, l’unico mezzo che permette di comprendere l’altro e di porsi senza pregiudizi nei confronti di ogni uomo.
Il saluto del sindaco Nunno ha messo in luce l’infondatezza delle tesi razziste e l’importanza di una memoria scevra da strumentalizzazioni politiche e basata sulla verità storica.
La dott.ssa Episcopo ha evidenziato il ruolo fondamentale della storia nella formazione delle nuove generazioni e le differenze tra storia e memoria storica. La storia restituisce la realtà, la memoria storica può essere modificata, mitizzata e cancellare temporaneamente alcune responsabilità del passato.
Anche lo storico A. d’Itollo, dopo aver introdotto il libro di Matatia, ha ribatito il concetto. La memoria è sempre di qualcuno e può essere divisiva; la storia guarda al quadro d’insieme, attraverso tutti i punti di vista.
L’ecumenista Don Claudio Manfredi ha posto l’accento sulla storia degli ebrei, dall’antigiudaismo all’antisemitismo, in un excursus storico-culturale dai tempi della diaspora ai giorni nostri.    
Infine l’intervento più atteso: quello dello scrittore Roberto Matatia, che nel suo libro narra le vicende della famiglia di Nissim Matatia, costretta a subire tutte le conseguenze delle leggi razziali in Italia fino alla deportazione e alla morte nel campo di sterminio di Auschwitz.  L’autore ha parlato del suo lavoro, nato quasi per caso, dopo aver ricevuto quattro lettere da un vecchio signore di nome Mario, scritte nel lontano 1943 da Camelia Matatia, la sua fidanzatina sedicenne, prima che fosse deportata dai nazisti nel tristemente noto campo di sterminio. Matatia ha pensato a lungo a cosa fare con quelle lettere, se conservarle  come  prezioso ricordo o donarle alla memoria collettiva, infine la decisione di raccontare la dolorosa storia di famiglia, affinché ancora una volta tutti possano riflettere sugli orrori del passato e soprattutto riconoscere nuove e più recenti forme di discriminazione.
Commovente è stata la lettura da parte di un’alunna dell’ultima e straziante lettera di Camelia, nella quale trapela la consapevolezza del suo tragico destino. Le sue ultime parole, il triste addio al suo Mario, ci inducono a pensare con terrore: E se fossimo noi a dover scrivere lettere simili?







L'ISTITUTO OMNICOMPRENSIVO DEI MONTI DAUNI - Redazione

  
 

L’Istituto Omnicomprensivo dei Monti Dauni, con sede amministrativa a Bovino, secondo il Piano di dimensionamento Regionale del 04/02/2019, comprende la scuola dell’Infanzia, primaria, secondaria di I grado a Bovino, Panni e Castelluccio dei Sauri, la secondaria di II grado nei comuni di Accadia (Liceo scientifico), Bovino (Liceo scientifico e IPSIA), Deliceto (Istituto professionale per i servizi commerciali e -dall’a.s.2020/21- socio-sanitari) e Troia (Istituto tecnico).
L’istituto è nato nell’ambito della Strategia Nazionale Area Interna Monti Dauni che punta allo sviluppo del territorio e, come risposta alle criticità della scuola, prevede interventi per la formazione dei docenti, per l’ampliamento dell’offerta formativa e per l’ammodernamento delle dotazioni laboratoriali.
La scuola si inserisce nel contesto dei Monti Dauni meridionali, un’area molto fragile, che presenta problemi di isolamento e spopolamento, di scarso sviluppo economico e sociale, di viabilità e infrastrutture, ma che possiede comunque numerose risorse quali la forte identità culturale, il patrimonio storico-artistico con borghi storici, chiese e musei, il patrimonio naturalistico con ambienti naturali incontaminati, piante autoctone e specie faunistiche rare.
Con un numero complessivo di 709 alunni per l’anno in corso, l’Istituto si pone come agenzia educativa di riferimento e mira a valorizzare la comune identità dei Monti Dauni, favorendo nello stesso tempo la realizzazione personale e professionale degli alunni, a partire dalle inclinazioni e attitudini personali. La scuola è aperta al territorio e collabora proficuamente con Enti e associazioni locali operanti nei diversi Comuni, i quali contribuiscono al servizio di refezione e di trasporto.
All’inizio dell’anno scolastico è stato elaborato il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, il progetto complessivo della scuola, che è finalizzato al potenziamento delle competenze degli alunni, nel rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento. Esso si fonda su tre scelte strategiche (Continuità e Orientamento, Cittadinanza attiva e globale, Formazione per l’innovazione) i cui obiettivi sono: il successo formativo degli alunni, l’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali, l’educazione alla cittadinanza attiva e globale, l’orientamento e l’apertura al territorio con percorsi efficaci di alternanza scuola-lavoro.
Nel prossimo triennio l’area di maggiore innovazione sarà rappresentata dalla formazione dei docenti e dall’ammodernamento delle attrezzature e dei laboratori. La scuola di Bovino è capofila della Rete di scopo per la formazione del personale rientrante nella Strategia Area Interna Monti Dauni. L’accordo di rete prevede la condivisione di risorse strutturali e materiali per la realizzazione delle attività di formazione dei docenti sulle tematiche individuate. (Nuovi ambienti di apprendimento e digital Literacy, Progettazione e valutazione per competenze, Coding e sviluppo del pensiero computazionale, Alternanza scuola-lavoro, Area europrogettazione, Formazione sulla sicurezza).

La sede dell'Istituto Professionale di Bovino
La sede del Liceo Scientifico di Bovino


La sede del Liceo scientifico di Accadia.



La sede dell'Istituto Professionale di Deliceto

 

 


IL CANE ROBOT DELL'ARMA DEI CARABINIERI di Antonio Trombacco

         Per la settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo i Carabinieri della città ligure hanno potuto contare su un alleato in...