venerdì 26 aprile 2024

TRADIZIONI PERDUTE di Giuliana Saggese




 Le tradizioni popolari sono da sempre state importantissime per tramandare la cultura di un popolo. Anche Bovino, il mio paese, aveva e conserva ancora molte antiche usanze e tradizioni. Molte di queste però sono cambiate o scomparse a causa delle mutate condizioni di vita delle persone. La modernizzazione, la tecnologia e il rifiuto, talvolta, di ciò che appare obsoleto o vecchio, ha fatto perdere molte antiche usanze. Vediamone alcune:

IL FRIGORIFERO DI IERI...

Prima dell'avvento del moderno frigorifero, così come oggi lo conosciamo e concepiamo, non era possibile conservare i cibi al fresco. In realtà questa affermazione non è del tutto vera. A Bovino vi era una particolare attività che permetteva in qualche modo di sfruttare i vantaggi della refrigerazione. In prossimità dell'aia pubblica, che oggi è diventata il campo sportivo, si trovava una neviera di proprietà del duca Guevara. Nei mesi invernale dunque si raccoglieva la neve sotto terra o in una grotta o cantina, per poi riutilizzarla nei mesi estivi per il raffreddamento di cibi e bevande. La neviera del duca riusciva ad assicurare nei periodi più caldi dell'anno il ghiaccio ai commercianti e bicchieri di neve ai singoli consumatori. La neve, ammassata durante l'inverno poteva essere conservata tramite cumuli di paglia che consentivano una temperatura costante all'interno delle fosse.

E IL FIAMMIFERO DI IERI...

Prima dell'avvento del fiammifero e degli accendini i bovinesi meno abbienti avevano la possibilità di fruire di un fiammifero pubblico. Nella piazza principale e su alcuni punti prefissati di via Roma, si trovavano attaccate ad un muro alcune funicelle impregnate di zolfo che al minimo soffio provocavano una scintilla o brace flebile, che era però in grado di accendere una pipa, un sigaro o una sigaretta. 

IL CAMPANONE DELLA TEMPESTA

Bovino anticamente veniva soprannominato "il paese del vento", poiché spesso battuta dai venti anche molto violenti, capaci di scoperchiare tetti o abbattere alberi. . In modo particolare il vento che arriva da sud-ovest, il Libeccio, si presenta nel paese in maniera particolarmente violenta. I bovinesi lo chiamano "faugn", ed è da sempre visto quasi come parte integrante del paese stesso. Quando infuriava con particolare violenza vi era l'usanza di suonare il campanone di san Marco, la campana più grande della cattedrale, dedicata al patrono di Bovino. Nella credenza popolare essa veniva suonata per attenuare la violenza delle folate o forse per invitare i fedeli a pregare, affinché Dio placasse questa calamità naturale. 

IL PANE DI SAN BIAGIO

Nella tradizione popolare il mal di gola veniva curato attraverso lo scongiuro o attraverso alcune pratiche tradizionali, veri e propri rituali, spesso appannaggio esclusivo delle donne. Sulla parte dolente le "guaritrici" usavano passare per nove volte l'indice e il medio. Nella tradizione si narra che san Biagio abbia guarito una fanciulla che stava per soffocare toccandole la gola. Da allora è considerato il protettore delle persone colpite dal mal di gola. Per il giorno a lui dedicato, il 3 febbraio  si confezionavano dei piccoli pani, il pane di san Biagio, che venivano elargiti ai fedeli in chiesa. Questi piccoli pani, benedetti, avrebbero poteri prodigiosi proprio contro il mal  di gola.

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