martedì 9 giugno 2020

GRAZIE A TUTTI

L'anno scolastico volge al termine. E' stato un anno intenso, carico di novità e di eventi che spesso hanno modificato il nostro modo di vivere non solo la vita, le amicizie, i rapporti con gli altri ma anche il nostro modo di rapportarci con la scuola. Insegnare lontano dagli alunni per un docente è molto difficile, ma tutti noi ci siamo dedicati anima e corpo, ci siamo prodigati affinché ognuno dei nostri giovani allievi non si sia sentito abbandonato ma abbia potuto avvertire tutto "l'universo scuola" ancor più vicino. Siamo entrati virtualmente nelle case degli alunni che ce lo hanno permesso e loro hanno fatto capolino nelle nostre. Forse in questo modo li abbiamo sentiti più vicini, abbiamo potuto conoscerli un po' meglio e anche loro, probabilmente, ci hanno visti come più umani, magari più fragili, ma sempre altrettanto sinceri e disponibili. Sebbene il periodo che stiamo tuttora vivendo a causa della pandemia non possa dirsi tra i migliori della nostra vita,  questa esperienza la ricorderemo non soltanto nell'immediato futuro,  ma negli anni a venire consci di aver vissuto e forse scritto, un pezzetto di storia.
In questo periodo di quarantena ho avuto modo e tempo di poter realizzare questo blog, di selezionare con cura le immagini, di correggere le bozze, di scegliere i caratteri... il risultato è  forse imperfetto, ma sicuramente perfettibile.
Ritengo doveroso dover ringraziare le tante persone che hanno fatto in modo che questo progetto si potesse concretizzare e che, in modi differenti hanno collaborato alla sua realizzazione.
 In primis sento il dovere di ringraziare il Dirigente Scolastico, Prof. Ottone Perrina, che in questo primo anno di dirigenza nel nuovo Istituto, ha avuto l'idea di trasformare il giornalino cartaceo in un blog, affidando la nostra redazione al mondo del web, svecchiando una tradizione obsoleta e facendo in modo che il lavoro della redazione potesse giungere ad un numero maggiore di utenti. 
   Doveroso e particolarmente sentito il mio "grazie" alla  collega, Professoressa Annamaria Gesualdi, che ha collaborato attivamente in tutte le fasi della realizzazione del blog e che mi ha affiancata, consigliata, sostenuta. A lei va tutta la mia gratitudine.  
   Ringrazio le Professoresse Daniela Leggieri della redazione di Castelluccio dei Sauri e Dalmazia Puopolo che ha curato gli articoli dei ragazzi di Panni. 
   Desidero esprimere inoltre la mia riconoscenza verso le professoresse Carla Ibelli, Rosaria Parrella e Lina Maulucci che mi hanno gentilmente fornito la documentazione fotografica di alcuni eventi delle Scuole Secondarie di Secondo grado del nostro istituto.
   Infine vorrei ringraziare i nostri giovani redattori:  le classi IIID e II E di Castelluccio dei Sauri e la classe III C di Panni; 
    gli alunni del Liceo scientifico di Bovino Pagniello Benny Andrea e Pierluigi Sgambati che hanno scritto due degli articoli presenti nel blog;
ed infine tutti gli allievi della redazione "Parola nostra", che pur essendo molto giovani si sono impegnati  con costanza ed entusiasmo: Giorgia Brienza, Francesco De Martino, Francesco Fesce, Maria Rotondo, Giuseppe Santoro, Alessandra Schiavone, Noemi Cornacchia, Alessio Ryan Pagniello, Samuele De Masis, Giulia Campanella, Fabiana Franza, Antonio Morsillo, Grace Di Pasquale, Alissa Mastrolonardo, Aurora Gagliardi, Claudia Della Vista, Michela Russo, Antonio Mastrolonardo, Stefano Provenza e Giulia Schiavone. 
  A tutti voi la mia più sincera riconoscenza. 
Professoressa Antonella Brienza, referente del progetto.




A PANNI SI VOLA! LA FLY-LINE PIU' LUNGA DEL SUD ITALIA - A cura della classe 3^C - Redazione di Panni



A Panni continuano i lavori per la realizzazione della Fly Line più lunga del Sud Italia, che supererebbe per dimensione quella realizzata sulle Dolomiti Lucane. Con i suoi 1868 metri attraverserà il paese dei Monti Dauni, caro al Dio Pan che, come la leggenda narra, amava trascorrere in questi luoghi le sue giornate. L’idea è quella di far volare le persone, sospese ad un cavo d’acciaio per 1468 metri, ovvero dal centro storico del paese, fino a valle in località Serra, con 232 metri di pendenza. La fly Line offrirà la possibilità di ammirare un panorama spettacolare dal Tavoliere fino al Golfo di Manfredonia. L’offerta di Panni, si inserisce nell’ambito di una strategia di rilancio e sviluppo del turismo montano, che guarda al futuro e ai benefici economici, con ricadute positive anche sulle attività commerciali del Paese.    

IL KARATE OLTRE LO SPORT: DISCIPLINA E COSTANZA - A cura delle classi IIID e IIE della redazione di Castelluccio dei Sauri


Lo scorso 6 febbraio, gli alunni della scuola Primaria e Secondaria di Castelluccio dei Sauri hanno partecipato alla manifestazione “Karate contro il Bullismo”, che si è svolta nella palestra del nostro Istituto. Prima da spettatori e poi da veri karateki hanno provato momenti davvero emozionanti. Il karate è uno sport completo, adatto sia ai bambini che agli adulti,  insegna  valori fondamentali come rispetto, disciplina, fiducia in se stessi, che aiutano a superare le difficoltà ma anche a formare il carattere. Con il karate si sviluppano le capacità motorie e di autocontrollo. Di fondamentale importanza è nell’ età dello sviluppo il combattimento a coppie perché insegna il  rispetto per se stessi e per gli altri. E’ stato consigliato agli alunni di iniziare questo sport sin dall’ età di 4 o 5 anni perché stimola l’apparato muscolare ed è molto importante per il raggiungimento dell’equilibrio psicofisico. Per tutti i partecipanti alla manifestazione è stata un’esperienza formativa perché ha contrapposto i valori dello sport alle prevaricazioni del bullismo.

sabato 6 giugno 2020

NEWSPAPERGAME: GIOVANI GIORNALISTI IN PRIMA PAGINA


NewsPaperGame è un progetto de "La Gazzetta del Mezzogiorno" ideato al fine di far confrontare alunni di  scuole Secondarie di primo e secondo grado con la scrittura giornalistica. La redazione del nostro giornalino d'istituto di Bovino, in collaborazione con alcune classi di Panni e Castelluccio dei Sauri, anche quest'anno ha voluto cimentarsi in questa utile e stimolante esperienza. Ecco il prodotto dell'interessante collaborazione tra le tre scuole secondarie di primo grado del nostro istituto, che è stata pubblicata in data 5 giugno 2020 nella versione online della prestigiosa testata giornalistica.


domenica 17 maggio 2020

L'ORO ROSSO - A cura della Redazione - Intervista di Alessio Ryan Pagniello


Lo scorso 27 aprile la redazione di "Parola nostra" ha partecipato alla diretta Facebook dei "Giornalisti nell'erba" per concorrere al XIV premio gNe _Resilienza- Non abbocco2 nella sezione Giornalismo. Ecco di seguito l'articolo premiato, piazzatosi al secondo posto nel concorso.


L’oro rosso
La coltivazione dello zafferano sui Monti Dauni



Lo zafferano è una spezia pregiata che si ottiene dagli stigmi del fiore del Crocus sativus e che cresce bene nella macchia mediterranea, ma anche in climi caldi e secchi. Oltre ad essere famoso per i molteplici usi in cucina, lo zafferano è davvero una miniera di elementi e sostanze preziose per il nostro organismo: è un potente antiossidante, combatte l’invecchiamento cellulare ed è ricco di vitamine.
Il 90% della produzione mondiale arriva dall’Iran, ma è molto diffuso in Marocco, in Grecia, in Italia. Nella nostra penisola viene prodotto soprattutto in Abruzzo, in Sardegna e in Toscana. Non tutti sanno però che viene coltivato anche sui Monti Dauni, nel territorio di Deliceto.
Unico produttore è il signor Giuseppe Patella, elettrauto per necessità e agricoltore ambientalista per passione, che ha cominciato a produrre la preziosa spezia nel 1989. 
Lo abbiamo seguito in campagna per osservare da vicino le fasi di lavorazione dello zafferano e ci ha aperto le porte della sua casa durante la sfioritura e l’essiccamento. Infine ci ha rilasciato un’intervista per spiegare il suo lavoro, per sciogliere i dubbi e soddisfare le nostre curiosità.

FASI DI LAVORAZIONE
Giuseppe utilizza metodi assolutamente biologici in ogni fase della lavorazione, utilizzando tecniche ecosostenibili, nonostante i mille problemi e imprevisti che lo hanno portato, durante gli ultimi 30 anni, a dover rivedere il suo lavoro o   ricominciare dal nulla, anno dopo anno.
La prima fase da seguire è la preparazione del terreno in cui verrà messa a dimora la nuova piantagione, che avviene da marzo ad agosto.  Indispensabile, durante questa fase è la vangatura: il terreno deve essere tagliato, sminuzzato e reso morbido, scavando le zolle fino a 60 cm di profondità. Il terreno viene fertilizzato con cenere e letame maturo di pecora o di cavallo, che Giuseppe si procura da un allevatore suo confinante. Nei mesi successivi viene lavorato solo in superficie, estirpando a mano le erbe infestanti.
All’inizio di agosto inizia la seconda fase, la scavatura: i bulbi vengono scavati e rimossi dalla vecchia dimora, quindi vengono puliti e selezionati. I tuberi rovinati o rosicchiati da qualche roditore vengono scartati e dati in pasto a maiali o altri animali d’allevamento. 
Sempre in agosto inizia la terza fase di lavorazione e si costruisce il nuovo impianto, la nuova dimora che ospiterà i bulbi. Il produttore procede a preparare le aiuole: 6 solchi lunghi circa 30 m ciascuno, distanti fra loro circa 30 cm. Essendo tutta la lavorazione eseguita manualmente, non occorre che i solchi abbiano una larghezza maggiore, come quando si utilizzano macchine agricole. Il primo e l’ultimo solco non ospitano i preziosi tuberi, ma costituiscono il solco di drenaggio. Lo zafferano infatti non ama i ristagni d’acqua che portano muffe e malattie nelle piante. I due solchi di servizio sono più profondi degli altri e restano aperti.
Inizia quindi la quarta fase: la messa a dimora dei bulbi, che vengono ben allineati l’uno accanto all’altro e posti con l’apice verso l’alto. Il tutto viene ricoperto con cenere, fertilizzane naturale. Quando viene aperto il secondo solco, con una zappa triangolare, la terra rivoltata va a coprire l’aiuola precedentemente preparata.








Le piogge di fine agosto e di settembre fanno in modo che i bulbi entrino in vegetazione, mettano le radici e comincino a germogliare le prime piantine.  Insieme ad esse però nascono anche molte erbe infestanti, che potrebbero sottrarre nutrienti allo zafferano, impedendo ai bulbi di crescere. Inizia quindi un lungo e costante lavoro di pulitura delle aiuole, che deve continuare fino alla fioritura.
Laddove è possibile si può procedere con la sarchiatura, effettuata con la zappa, ma abbastanza lontano dalle piantine per non rovinarle.
Intorno alla metà di ottobre appaiono i primi fiori.  Inizia quindi la raccolta.  Il raccolto va eseguito all’alba, tutte le mattine, finché i fiori non si esauriscono. E’ importante che il fiore venga colto prima che si schiuda, non solo per facilitare le attività di raccolta, ma anche per non danneggiare le piante non ancora fiorite.
I fiori vengono adagiati in cestini di vimini o di altri materiali naturali che permettono l’areazione, come ulivo o canne.
Ogni giorno i fiori vanno immediatamente portati a casa per la sfioritura.
E’ questa la fase più importante e delicata dell’intera produzione. Se il raccolto del giorno è stato abbondante occorre molta mano d’opera per separare da ogni singolo fiore gli stigmi, il prezioso oro rosso.
Le mani sapienti di Giuseppe e dei suoi familiari  prelevano dal fiore i tre pistilli  a forma di trombetta o di corno di bue, di colore rosso porpora che si trovano al centro del croco. I sei petali color lilla e gli stami gialli costituiscono gli scarti.


Nell’antichità venivano gettati nel campo come ringraziamento alla madre Terra per il dono ricevuto, e Giuseppe porta avanti l’antica tradizione, fornendo in questo modo un fertilizzante naturale ai suoi campi.
I pistilli, messi da parte scrupolosamente sono pronti per una nuova fase produttiva: l’essiccazione. Questa fase avviene contemporaneamente alla sfioritura. In una tinozza di metallo viene acceso un fuoco con legna esclusivamente di ciliegio, mandorlo o quercia. La legna deve essere ben stagionata ed asciutta, poiché se dovesse contenere dei residui di umidità, questa andrebbe ad inficiare la qualità del prodotto. Queste braci inoltre durano a lungo, ma vengono scelte soprattutto perché inodori: dei legni troppo profumati potrebbero rovinare l’aroma tipico dello zafferano e potrebbero alterarne l’odore.

I pistilli vengono adagiati in un setaccio e questo, agganciato ad un catenaccio, viene tenuto in sospeso sulle braci ardenti per circa 15 minuti.


E’ una fase delicatissima: il prodotto non essiccato bene potrebbe essere attaccato dalle muffe e l’intero raccolto andrebbe perduto insieme con un anno di lavoro.
Finalmente, si passa alla fase di conservazione all’interno di contenitori di vetro che vanno conservati al buio e in luoghi asciutti e con temperature costanti.
In questo modo il prodotto mantiene aroma e sapore fino a dieci anni.
  








METODI BIOLOGICI
Giuseppe, ci assicura, produce zafferano “a inquinamento zero”. Tutte le fasi di lavorazione vengono effettuate rigorosamente a mano, senza mezzi meccanici inquinanti e senza l’ausilio di fertilizzanti chimici. Questo gli permette anche di limitare l’utilizzo di suolo destinato alla coltivazione, evitando spreco di terreno. Utilizza fertilizzanti naturali, come la cenere di legna da ardere, proveniente dalla sua stufa a legna. Tale combustibile viene attinto direttamente dalle potature dei suoi uliveti e frutteti, o da qualche albero secco dei suoi terreni agricoli. Altro fertilizzante naturale è il letame maturo, che arricchisce i terreni di sostanze organiche e rende il terreno drenante, e allo stesso tempo trattiene l’umidità dell’acqua, restituendola nei periodi di siccità.
Che sia un prodotto biologico lo dimostrano le innumerevoli api che vanno a nutrirsi del nettare dei fiori appena sbocciati, e come si sa, le api amano il biologico.
Il terreno destinato alla coltivazione di zafferano non viene riutilizzato per lo stesso tipo di coltura per almeno dieci anni.  Questo tubero infatti impoverisce molto i terreni, che negli anni successivi vengono coltivati a grano, avena o lasciati incolti.

PROBLEMI E DIFFICOLTA’ INCONTRATE

Giuseppe racconta che in trent’anni di attività i problemi incontrati sono stati molteplici. Molte le difficoltà di carattere ambientale, come le annate con piogge eccezionali, che rovinano i bulbi, li soffocano e li uccidono. Altro problema è quello dei roditori che possono rosicchiare e rovinare i tuberi. Alcuni anni orsono il danno maggiore. All’apice dell’attività quando era riuscito a raggiungere otto quintali di prodotto e a produrre circa un chilogrammo di zafferano, alcuni maiali neri, lasciati incustoditi dal proprietario, hanno divorato l’intero capitale.  Dopo circa dieci anni, oggi Giuseppe possiede circa due quintali di bulbi e riesce a produrre nuovamente 300 grammi di prodotto. Inoltre da allora recinta completamente le aiuole adibite a zafferano. 
Anche i cambiamenti climatici fanno la loro parte nella lotta per la produzione dell’oro rosso: i bulbi diventano sempre più piccoli. E un bulbo più piccolo dà meno fioriture. Ogni bulbo può dare, a seconda delle dimensioni, da tre-quattro fino a sei-sette fiori. Da ogni bulbo messo a dimora se ne formano due o tre, di dimensioni differenti, a seconda della pianta madre.


PRODUZIONE E FORME DI COMMERCIALIZZAZIONE
Lo zafferano può essere venduto in stimmi o in polvere. Il signor Patella lo commercializza preferibilmente in pistilli, in piccoli barattolini di vetro, da un grammo ciascuno. Per pesarli utilizza una bilancia di precisione, che gli permette di produrre anche delle bustine da un decimo di grammo. Tali bustine a titolo dimostrativo sono state offerte agli alunni di una classe seconda della scuola primaria del nostro istituto che aveva effettuato un’uscita didattica nello scorso mese di novembre.
Vende il suo prodotto durante fiere o sagre di paese, oppure ad alcuni ristoranti della zona che ne fanno richiesta. Molte però le persone che ritengono eccessivo il prezzo dello zafferano, senza comprendere la fatica e la mole di lavoro che occorre.



Abbiamo fatto alcune domande al signor Patella:
Perché ha pensato di coltivare zafferano in una zona, come i Monti Dauni, che tradizionalmente non pratica questo tipo di coltura?
Questa mia iniziativa è nata alcuni anni addietro perché il prezzo del grano, tipico dei nostri territori, che io producevo e produco tuttora, ha subito una forte crollo. Il prezzo è diventato talmente basso da diventare un investimento per nulla redditizio. Per questo ho cominciato a pensare ad un modo alternativo per sfruttare almeno parte dei miei terreni. Ho pensato allora allo zafferano, ma prima di cominciare a coltivarlo ho cercato di capire se tale coltura fosse adatta alle nostre zone e ai nostri territori.  Dopo alcune ricerche ho potuto constatare che prosperava in zone collinari, proprio intorno ai 600-700 m di altitudine.

Quando e come ha iniziato la sua produzione?
Ho iniziato le prime prove nell’agosto del 1989. Mi sono recato in Abruzzo, a Navelli, una delle comunità tradizionalmente note come “patria dello zafferano”, dove ho acquistato i bulbi e ho acquisito tutte le conoscenze per iniziare questo tipo di attività, lavorando con i contadini ed imparando i segreti del mestiere. Tornato a Deliceto, ho iniziato a costruire la prima dimora, cioè a preparare il terreno che avrebbe ospitato i bulbi, ma solo l’anno successivo, nell’agosto del 1990, ho costruito il mio primo vero impianto assieme ai miei genitori.

Quanto zafferano produce ogni anno?
Dopo varie vicissitudini che mi hanno portato negli anni a perdere completamente o in buona parte il mio raccolto, oggi produco circa 300g di zafferano.

Lei dice di aver perso completamente il raccolto in passato, come mai ha continuato con questo tipo di produzione?
Alcuni anni fa dei maiali neri, lasciati incustoditi da un mio vicino, hanno divorato tutti i bulbi del mio impianto. Così ho perso tutto ed ho dovuto ricominciare da zero. Ho continuato perché ho una grande passione per questa spezia meravigliosa, e anche perché amo le sfide. Voglio provare a me stesso di riuscire nuovamente a produrre un prodotto di ottima qualità nonostante tutte le difficoltà

Quali sono le sue sfide per il futuro?
Mi piacerebbe molto riuscire a trovare un sistema per eliminare completamente qualsiasi malattia dallo zafferano, per riuscire ad aumentare la produzione, con bulbi di alta qualità e resistenza, ma in maniera assolutamente biologica e naturale.   

      


TEMPI DURI PER I FUMATORI - Di Grace Di Pasquale e Francesco De Martino


Il numero di fumatori in Italia è in aumento negli ultimi anni. Tra i giovanissimi (14-17 anni), l’11% si definisce fumatore abituale, il 13% occasionale e almeno il 20% ha provato almeno una volta una sigaretta.
Il sindaco di Milano Giuseppe (Beppe) Sala, ha annunciato che dal 2030 non si potrà più fumare all’aperto. Dalle analisi effettuate dal comune, sarebbe emerso che i maggiori responsabili dell’inquinamento sono il fumo, le pizzerie con i forni a legna e gli ambulanti che mantengono ancora i motori a benzina accesi. Anche per questo il sindaco del capoluogo lombardo ha dichiarato di voler estendere il divieto delle "bionde" anche all’interno dello stadio San Siro.
A Tokyo, è già vietato fumare per strada, chi proprio non può farne a meno può recarsi in aree apposite di solito dislocate in zone laterali della strada, sponsorizzate dai marchi di sigarette, e dotate di ogni comfort, dai salottini alle hostess che propongono quiz per vincere un pacchetto del marchio finanziatore. Ma se fumare per strada può costare fino a 20.000 Yen di multa,  il divieto non vale in tantissimi ristoranti e bar, dove invece si fuma tranquillamente al chiuso.
A New York i fumatori incalliti devono fare attenzione per strada: dal 2011 il divieto di fumo vale in parchi, stadi, piscine e aree pedonali. Non si fuma davanti alle scuole, alle strutture sanitarie e neppure in spiaggia. Si può fumare quindi in case private, nelle automobili o in locali appositi, i cigar bar, oppure nelle aree fumatori di hotel e ristoranti. Inoltre il divieto di fumo è esteso a tutti coloro che non hanno ancora compiuto i 21 anni.
Ma tornando all'Italia, e a Milano, a dicembre il sindaco ha firmato il nuovo regolamento sul divieto di fumo, vietato nei cortili, sotto i porticati e in tutti gli spazi aperti. Un disegno di legge vorrebbe che in Italia si introducesse il divieto di fumo in tutti i luoghi aperti, in maniera da uniformare il nostro Paese alle regole vigenti in tante parti del mondo. Tra le nazioni più attente a questa problematica l'Australia, che per prima ha introdotto il divieto di fumo all'aperto già nel 2000. Non a caso Melbourne è diventata la prima città al mondo totalmente smoke free.



LE CELEBRAZIONI PER IL 4 NOVEMBRE - di Giovanna Cocciardi, Marilena Carchia, Elisa Colacone, Giovanna De Stefano . Scuola Secondaria di primo grado, sede di Panni


                                     
Il 4 Novembre si celebra in Italia, la giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale.  E’ stata scelta questa data perché il 4 novembre 1918 ebbe termine la prima guerra mondiale e venne firmato l’armistizio a Villa Giusti con l’Impero austro-ungarico che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste e completare il processo di unificazione. Oltre a festeggiare l'unità nazionale, la ricorrenza intende celebrare anche il sacrificio di tanti giovani italiani chiamati alle armi, le cui vite sono state spezzate dalla tragedia del conflitto. Per onorare il sacrificio dei caduti in tutto il territorio nazionale vengono organizzate manifestazioni ed eventi commemorativi affinché rimanga indelebile nella nostra memoria il ricordo non tanto di una vittoria, quanto la celebrazione della difesa della libertà.

 La Manifestazione del 4 Novembre a Panni. 
E’ ormai tradizione consolidata quella che vede ogni anno il 4 novembre gli alunni e gli insegnanti di ogni ordine e grado della scuola di Panni prendere parte alla manifestazione organizzata dal Comune. Dopo la consueta partecipazione alla Santa Messa, celebrazione che ha il fine di pregare per tutti i soldati che hanno perso la loro vita per la Patria, la manifestazione prosegue verso il monumento ai caduti, dove gli alunni della scuola primaria e della secondaria cantano, accompagnati dalla banda del paese e leggono le poesie di guerra dei grandi poeti del Novecento. Infine, ultima tappa della commemorazione presso il monumento dell’elica che il comune ha inaugurato lo scorso anno, dedicato all’equipaggio del bombardiere americano che si sacrificò infrangendo il veicolo in avaria e carico di bombe il più lontano possibile dal paese di Panni, evitando una strage di civili.  


sabato 16 maggio 2020

ANCHE BOVINO CELEBRA IL 4 NOVEMBRE - Di Aurora Gagliardi e Maria Rotondo


Per la prima volta anche nel Comune di Bovino, il 4 Novembre 2019, è stata celebrata la festa dell'Unità Nazionale e la giornata delle Forze Armate. Molte le autorità presenti alla manifestazione: il Sindaco del comune Vincenzo Nunno, il Dirigente Scolastico dell'Istituto Omnicomprensivo dei Monti Dauni prof.Ottone Perrina, la vice sindaco Carla Nicastro, alcuni rappresentanti del Comando dei Carabinieri e dei Vigili urbani e Don Rocco Scotellaro, parroco del paese. A questi si sono uniti gli alunni delle scuole Secondarie  di primo e secondo grado di Bovino che hanno sfilato in corteo partendo dalla  sede municipale, per raggiungere il monumento ai caduti di tutte le guerre, all'ingresso della villa comunale dove è stata deposta una corona d'alloro. Molti gli interventi, tutti volti a ricordare l'importanza storica, ma sempre attuale di questa data. Ma se è giusto ricordare tutti i ragazzi, che spesso giovanissimi, hanno immolato le loro giovani vite ad un ideale di patria e di libertà, bisogna - come ha sottolineato il sindaco nel suo intervento -  continuare ad amare la propria patria, oggi come ieri, e rispettare il lavoro delle forze armate che ogni giorno lavorano per la sicurezza del Paese. Infine alcuni alunni delle scuole hanno voluto dare il proprio contributo alle celebrazioni, leggendo alcune poesie di guerra di alcuni dei più grandi poeti del Novecento.


TREEDOM: PROGETTI VIRTUALI PER FORESTE REALI - Di Giulia Pia Schiavone

Il problema della deforestazione o del disboscamento a causa delle attività umane, è avvertito in vaste aree del nostro pianeta. Foreste ed aree boschive vengono abbattute per lasciare spazio a coltivazioni, pascoli o per la produzione del legno. Soprattutto in Africa, in Asia e in America del Sud i piccoli agricoltori occupano aree di foresta più o meno vaste e le bruciano per sfruttare il nutrimento ricavato dalle ceneri. Sfruttata in maniera intensiva, la terra resta produttiva solo per alcuni anni, con effetti terribili per l'ecosistema: non solo enormi quantità di anidride carbonica e gas serra vengono rilasciati nell'atmosfera, ma la biodiversità dei luoghi interessati rischia di scomparire per sempre. Circa sei anni fa è stata realizzata una mappatura dello stato delle foreste da alcune università americane insieme a Google, che denunciava devastanti processi di deforestazione, peggiorati ulteriormente dopo gli incendi in Australia. Per questo in tutto il mondo le politiche internazionali, affiancate da una cultura diffusa e  consapevole dell'ambiente hanno il dovere di intervenire al fine di invertire questo processo autodistruttivo. Molti paesi cominciano ad interessarsi in maniera seria e consapevole a questo problema ed anche il mondo del web può dare una mano.
Treedom  è l’unica piattaforma web al mondo che permette di piantare un albero a distanza e seguirlo online.
Dalla sua fondazione, avvenuta nel 2010 a Firenze, sono stati piantati più di un milione di alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia. Tutti gli alberi vengono piantati direttamente dai contadini locali e contribuiscono a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Grazie a questo business model, Treedom fa parte del Certified B Corporations, il network di imprese che si contraddistinguono per elevate performance ambientali e sociali.
Ogni albero Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato e può essere custodito o regalato virtualmente ad altri.
I contadini vengono supportati e preparati per la piantumazione con tecniche ecosostenibili. Treedom inoltre finanzia direttamente piccoli progetti agroforestali in maniera diffusa nei territori di 16 diversi paesi:  Italia, Nepal, Haiti, Kenya, Camerun, Malawi, Senegal, Burkina Faso, Argentina, Madagascar, Thailandia, Tanzania, Colombia, Guatemala, Ghana, Ecuador. La filosofia di base è quella di creare sistemi ecosostenibili garantendo un reddito alle famiglie dei contadini che lavorano all’impresa. Tutte le specie arboree piantate sono autoctone o hanno caratteristiche tali da rispettare la biodiversità dei differenti territori, con lo scopo di favorire un uso sostenibile delle risorse e dei terreni. Tutti gli alberi inoltre, assorbono anidride carbonica, con effetti benefici per tutto il pianeta. Con questi progetti presso le comunità rurali del sud del mondo, Treedom realizza programmi di grande valenza sociale: gli alberi e i terreni appartengono ai contadini, che possono in questo modo incrementare il proprio reddito, senza contare l'impegno nel campo delle pari opportunità. Oltre a ciò una parte del ricavato viene utilizzata per costruire scuole per i figli dei contadini, che ricevono un’adeguata educazione alla sostenibilità.



BRAWL STARS, RACCOLTA FONDI PER L’AUSTRALIA - Di Alessio Ryan Pagniello




Tra il luglio 2019 e i primi di marzo del 2020, l'Australia è stata colpita da  terribili incendi che hanno devastato il territorio del Galles del Sud e di alcune regioni confinanti. Il mondo intero è stato scosso da questo evento e moltissime sono state le iniziative per raccogliere fondi da devolvere a favore delle popolazioni e delle foreste colpite dalla furia delle fiamme. Anche un gioco ha partecipato alla raccolta fondi : si tratta di Brawl stars,  un gioco della SUPERCELL, azienda  finlandese, leader della produzione di videogiochi famosissimo e diffusissimo tra i ragazzini, ma anche tra ragazzi meno giovani. Questo gioco ha partecipato alla raccolta fondi per  l’Australia inserendo all’interno del negozio presente al suo interno, una SKIN di nome NITA KOALA  al prezzo di 80 gemme (5.49 €). 
Si tratta di un gioco mobile per Apple e Android, in cui si sfidano due squadre composte da tre guerrieri. L’obiettivo è quello di conquistare delle gemme e tenerle il più a lungo possibile. La squadra che raccoglie dieci gemme e le tiene per 10 secondi vince. Proprio acquistando delle gemme a pagamento, i Brawlers (cioè i giocatori) hanno potuto contribuire a fornire un aiuto prezioso ad un territorio tanto deturpato.
Tutto il ricavato è stato donato al WWF Australia e alla “redcross AU”.  In totale circa 300.000 persone hanno acquistato questa skin, per un ricavato di  1.647.000 € . In tutto il mondo molte sono state  le persone che hanno deciso di acquistare questa skin al fine di aiutare l’Australia, anche molti Youtuber famosi, che lo hanno fatto  da tutti i loro account per contribuire più volte.



venerdì 15 maggio 2020

AUSTRALIA IN FIAMME - DI Giulia Campanella


I primi giorni dello scorso marzo, finalmente in un comunicato su  Tweetter dei vigili del fuoco australiani, abbiamo potuto leggere la notizia che i devastanti incendi che hanno sconvolto il Paese, finalmente erano cessati. 240 interminabili giorni che hanno letteralmente distrutto il Nuovo Galles del sud, la regione più colpita. Gli incendi, scoppiati nel luglio del 2019 hanno divorato le foreste e le aree protette della regione, radendo al suolo 12,6 milioni di ettari di aree boschive. 33 le vittime, e oltre tremila le abitazioni rase al suolo. Ma oltre al difficile problema che sta nel restituire una casa a chi l’ha perduta, per le autorità ci sono ben altre sfide da superare. Infatti da alcuni studi pare che circa il 75% della popolazione sia stata colpita dai roghi: circa tre milioni di persone in modo diretto e altri 15 in maniera indiretta. Tra questi ultimi gli abitanti di metropoli come Sidney, Canberra e Melbourne, costretti a respirare i fumi tossici provenienti dalle foreste in fiamme. Ma il problema più grave e più difficile da valutare è l’impatto del disastro sulla biodiversità dell’Australia. Una vera ecatombe: secondo il WWF sarebbero più di un miliardo gli animali morti durante i roghi, e il numero delle specie in pericolo di estinzione salgono a 113.  A tutto questo si aggiunga il fatto che i cambiamenti climatici hanno aumentato almeno del 30% i rischi di incendi estremi nel continente australiano, e che se la temperatura media globale dovesse aumentare ancora di circa 2 gradi, secondo uno studio dei ricercatori di World Weather Attribution, gli incendi futuri potrebbero essere almeno quattro volte più frequenti rispetto al passato. Una volta domati completamente gli incendi, il WWF contribuirà a ripristinare gli habitat per i koala e gli altri animali selvatici attraverso un progetto che prevede di piantare e far crescere oltre due miliardi di alberi entro il 2030. In questo modo i koala, simbolo del disastro, potranno ritrovare il loro habitat naturale. Nel frattempo il WWF Italia lancia una campagna per l'adozione di questo simpatico marsupiale, al fine di soccorrere e curare gli animali superstiti.







giovedì 14 maggio 2020

IL DEMONE DEL GIOCO- di Claudia Della Vista


Quello del gioco d’azzardo è un problema poco conosciuto, o se non altro, meno noto rispetto a problemi come droga e alcool. Sebbene fosse diffuso già dall’antichità, negli ultimi anni l’attenzione dei media e del Ministero della Salute sta crescendo notevolmente, poiché i dati sulla sua diffusione stanno diventando allarmanti, tanto da poter a ragione parlare di una vera e propria malattia.  Il gioco d’azzardo patologico, o ludopatia, è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come malattia mentale, con sintomi specifici, come la distorta percezione della realtà, e l’incapacità di resistere all’impulso di giocare. Il Manuale Diagnostico dei Disturbi mentali, ha definito la ludopatia (GAP) come un comportamento persistente, ricorrente e maladattativo di gioco che compromette le attività personali, familiari o lavorative.
Il giocatore è diagnosticato affetto dal gioco d'azzardo patologico se presenta almeno cinque dei sintomi che seguono:
1.È assorbito dal gioco tanto da voler rivivere esperienze trascorse di gioco, pianificare la prossima impresa di gioco, escogitare modi per procurarsi denaro per giocare;
2.Gioca somme di denaro sempre maggiori;
3.Tenta inutilmente di ridurre, controllare o interrompere il gioco d'azzardo;
4.È irrequieto e irritabile quando non può dedicarsi al gioco d'azzardo;
5.Gioca d'azzardo per sfuggire o alleviare problemi come ansia, depressione e sensi di colpa;
6.Dopo aver perso al gioco, continua a giocare ancora, sperando di sanare le proprie perdite;
7.Mente alla propria famiglia per occultare l'entità del coinvolgimento nel gioco d'azzardo;
8.Commette azioni illegali per finanziare il gioco d’azzardo: falsificazione, truffa, furto...
9.Mette a repentaglio una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità di carriera per il gioco d'azzardo;
10.Fa affidamento sugli altri per reperire denaro per alleviare la situazione economica difficile causata dal gioco.

Negli ultimi anni il gioco d’azzardo è divenuto una vera e propria piaga sociale ed è stato necessario l’intervento delle Istituzioni per regolamentare i requisiti di chi può accedere al gioco e in che modo.  Il Ministero fornisce delle licenze solo agli operatori che sono in grado di garantire elevati standard di qualità e di sicurezza (controllo dell’età del giocatore che deve essere maggiorenne, limiti sugli importi di gioco per l’online e probabilità di vincita presentate).
Purtroppo però negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più massicciamente il gioco on line, estremamente pericoloso perché unisce l’ebrezza del gioco d’azzardo alla facilità di accesso garantita dalla rete internet. Il mondo del web ha sicuramente contribuito ad una diffusione massiccia di giocatori dipendenti in quanto ci sono siti dove si può scommettere in svariati ambiti dallo sport al casinò, dalle lotterie istantanee al bingo…Tra il 2016 e il 2019 una ricerca epidemiologica eseguita nell’ambito dell’Accordo Scientifico tra ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) e ISS (Istituto Superiore di Sanità) ha permesso di focalizzare l’attenzione su questo fenomeno in maniera ampia e completa. Da tale studio è risultato che circa il 36% degli adulti in Italia ha giocato d’azzardo almeno una volta e che la fascia d’età a maggior rischio è quella che va dai 40 ai 46 anni. Lo studio ha coinvolto anche minorenni tra i 14 e i 17 anni. Tra loro circa il 70% ha dichiarato di non aver mai giocato, mentre il restante 30% asserisce di aver giocato almeno una volta nei 12 mesi precedenti l’intervista. In controtendenza rispetto alla percentuale di adulti, che gioca di più nel nord Italia, gli studenti del sud Italia che hanno ammesso di aver giocato d’azzardo almeno una volta sono circa il 33%, quelli delle isole il 30%, a seguire i ragazzi del Centro con il 27% , il Nord Ovest col 26% ed il Nord Est con il 20%.







LE CITTA’ SOSTENIBILI NEL MONDO – Di Antonio Mastrolonardo


L’ultima classifica della IESE bussines school, sulla piattaforma Cities in motion Index 2019  che analizza le città più intelligenti al mondo, ha confrontato i dati di 174 città in 80 Paesi sulla base di 96 indicatori, confermando Londra al primo posto come esempio di smart city, seguita da New York e Amsterdam.  Il resto della top ten comprende nell'ordine le città di Parigi, Reykjavik, Tokyo, Singapore, Copenhagen, Berlino e Vienna.
Per smart city si intende un’area urbana che, grazie all’uso di tecnologie digitali e grazie ad un insieme di norme di pianificazione urbanistica, riesce ad ottimizzare ed innovare le infrastrutture e i servizi rivolti ai cittadini, rendendoli più efficienti. Queste pratiche vanno a braccetto con l’idea di turismo sostenibile: un insieme di pratiche che non danneggiano l’ambiente ma che favoriscono l’economia e migliorano la qualità della vita dei cittadini.



Nel mondo vi sono molti esempi di città sostenibili. 
Santander, nella Spagna settentrionale è una delle smart city più famose al mondo. In questa città l’irrigazione dei parchi pubblici avviene tramite sensori che rilevano l’umidità del terreno: se questo risulta troppo arido, si attivano degli irrigatori. Inoltre i lampioni si accendono solo quando passa un pedone: in questo modo si può risparmiare fino all’80% di elettricità. Fondamentale è la mobilità smart che controlla i parcheggi: tramite un campo magnetico i sensori presenti rilevano se un posto è libero o no. Santander rappresenta il progetto di smart city a livello mondiale anche perché i cittadini partecipano attivamente alla realizzazione di questo progetto. Punto di forza sono due applicazioni per smartphone che consentono, in tempo reale, di conoscere qualsiasi informazione sulla città (dalle informazioni turistiche, alla situazione del traffico, alle offerte nei negozi…) e di inviare reclami e consigli in forma anonima ai quotidiani locali.
Altro esempio di città sostenibile è Friburgo in cui il primo passo verso la sostenibilità è stata la costruzione di edifici green. Grazie all’isolamento termico le abitazioni di Friburgo possono risparmiare grandi quantità di energia per riscaldare o raffreddare l’ambiente. Il mezzo di trasporto principale è la bicicletta, infatti il numero di bici è doppio rispetto al numero delle auto che sono presenti in città. Inoltre a Friburgo sono presenti i due quartieri ecologici di Vauban e Riesfield.
Il quartiere  di Vauban


Il quartiere di Riesfield
Copenaghen è un esempio sia di green city sia di smart city. Nel 2014 ha vinto il premio European Green Capital  che dal 2010 viene assegnato ogni anno dalla Commissione Europea alle città che si distinguono per i progetti di sostenibilità ambientale ed economica. Copenaghen ha vinto questo premio grazie alla diminuzione delle emissioni di Co2 e all’alto grado di soddisfazione dei cittadini. Vivere a Copenaghen è come vivere su una sella di bicicletta. Da molti anni l’amministrazione danese utilizza le proprie risorse  per migliorare le strutture delle piste ciclabili e soprattutto per ridurre il numero delle automobili. A Copenaghen la maggior parte degli edifici sono costruiti nel rispetto ambientale. Materiali riciclabili, pannelli solari sono solo alcuni elementi di un’edilizia sostenibile. Molti hotel sono costruiti con materiali di riciclo e presentano arredamenti di seconda mano. A Copenaghen comprare cibo biologico non è considerato lusso ma logica. Accanto alle aree verdi e agli specchi d’acqua non possono mancare gli impianti eolici. La città è dotata di un impianto di 3,4 Km di estensione che comprende 20 turbine eoliche. Grazie alla forza del vento riesce a coprire circa il 50% del  proprio fabbisogno energetico.


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