domenica 16 giugno 2024

QUANTA ACQUA CI VUOLE? A cura della redazione


Il consumo di acqua potabile è in costante crescita in tutto il mondo, ma non in tutti i luoghi del pianeta l'accesso ad una fonte di acqua è garantito. Soprattutto nell'Africa subsahariana  l'accesso a tale fonte è quanto mai difficile e la situazione è resa ancora più complessa dal forte incremento demografico. Nel continente europeo l'accesso all'acqua potabile è garantito a tutte le nazioni, eccezion fatta per Lettonia, Lituania, Moldavia, Bosnia, Serbia, Albania, Montenegro Macedonia e Kosovo. Secondo le previsioni entro il 2040 la popolazione mondiale salirà a 9 miliardi di persone, che si concentreranno soprattutto in zone densamente popolate del pianeta: soprattutto le megalopoli asiatiche saranno interessate da questo fenomeno, che porterà, ovviamente ad un forte stress idrico in tali zone.

Secondo il World Resource Institute (WRI), istituto no profit di ricerca mondiale, attivo dal 1982, anche l'Italia potrebbe trovarsi presto ad avere un rischio forte di mancanza di acqua nel giro di pochi anni. Questo significherebbe non riuscire più a garantire l'accesso all'acqua a tutti gli abitanti della nazione. Non tutti i paesi del mondo consumano però allo stesso modo: secondo le stime dell'Unicef-OMS il divario sarebbe enorme. Infatti un cittadino statunitense arriva a consumare 425 litri di acqua al giorno, un europeo circa 165 mentre un uomo del Madagascar non supera i 10 litri. 


Ma quanta acqua c'è nel mondo?


L'acqua ricopre circa il 70% della Terra, per un totale di diecimila metri cubi, ma solo il 3% è dolce e potenzialmente potabile. La maggior parte dell'acqua dolce del pianeta si trova nei ghiacciai e nelle nevi perenni (circa il 69%) e per questo non è disponibile per il consumo umano. Il 29% si trova invece nelle falde acquifere sotterranee e nel sottosuolo, raggiungibile solo con pompe o altri impianti. Solo lo 0,3% dell'acqua è facilmente accessibile e si trova nei fiumi o nei laghi. L'acqua dolce che serve all'uomo viene così utilizzata:

circa il 70% in agricoltura,

il 22% nell'industria

l'8% per il fabbisogno umano o nel settore dei servizi. 

Abbiamo preparato un piccolo schema per comprendere quanta acqua consumiamo in media per le attività giornaliere:






Secondo l'OMS ogni persona avrebbe bisogno di vivere con almeno 50 litri d'acqua ogni giorno, ma queste cifre sono garantite a soli 2 miliardi di persone. Soprattutto in Africa e in Medio Oriente la popolazione vive quotidianamente la mancanza di acqua, nonostante zone, come il deserto del Sahara siano ricche di acqua nel sottosuolo che non vengono prelevate o sono  mal gestite. 

La situazione italiana

L’Italia è il Paese più ricco di risorse idriche nel Mediterraneo e nell’Europa meridionale grazie alla presenza delle Alpi, uno dei principali bacini d'acqua in Europa. Nel nostro paese però si osservano grandi disuguaglianze tra il Nord, ricco di acqua potabile, e il Sud povero e a rischio di stress idrico durante la stagione calda.

 L'Italia consuma circa 428 litri per abitante, contro i 220 litri erogati. Tale divario è dovuto alle troppe dispersioni ad una rete idrica non proprio in condizioni ottimali. 
Inoltre il nostro Paese è il primo al mondo per i consumi di acqua minerale in bottiglia: circa di 223 litri a testa, contro una media europea di circa118 litri. 

Per concludere, abbiamo compreso che l'acqua nel mondo non è distribuita equamente, vi sono paesi e territori che sfruttano al massimo questa ricchezza ed altri che vivono una vera e propria condizione di stress idrico che mette a rischio la vita di milioni di persone. L'acqua può essere sicuramente considerata un patrimonio mondiale, un diritto di cui tutti dovremmo preoccuparci. Nel futuro dovremo imparare a gestire in maniera più consapevole questa risorsa, riciclando l'acqua piovana, manche le acque nere, grigie e bianche. Ognuno di noi sarà tenuto a fare la propria parte evitando gli sprechi e dando il giusto valore a questo bene tanto prezioso.



venerdì 26 aprile 2024

TRADIZIONI PERDUTE di Giuliana Saggese




 Le tradizioni popolari sono da sempre state importantissime per tramandare la cultura di un popolo. Anche Bovino, il mio paese, aveva e conserva ancora molte antiche usanze e tradizioni. Molte di queste però sono cambiate o scomparse a causa delle mutate condizioni di vita delle persone. La modernizzazione, la tecnologia e il rifiuto, talvolta, di ciò che appare obsoleto o vecchio, ha fatto perdere molte antiche usanze. Vediamone alcune:

IL FRIGORIFERO DI IERI...

Prima dell'avvento del moderno frigorifero, così come oggi lo conosciamo e concepiamo, non era possibile conservare i cibi al fresco. In realtà questa affermazione non è del tutto vera. A Bovino vi era una particolare attività che permetteva in qualche modo di sfruttare i vantaggi della refrigerazione. In prossimità dell'aia pubblica, che oggi è diventata il campo sportivo, si trovava una neviera di proprietà del duca Guevara. Nei mesi invernale dunque si raccoglieva la neve sotto terra o in una grotta o cantina, per poi riutilizzarla nei mesi estivi per il raffreddamento di cibi e bevande. La neviera del duca riusciva ad assicurare nei periodi più caldi dell'anno il ghiaccio ai commercianti e bicchieri di neve ai singoli consumatori. La neve, ammassata durante l'inverno poteva essere conservata tramite cumuli di paglia che consentivano una temperatura costante all'interno delle fosse.

E IL FIAMMIFERO DI IERI...

Prima dell'avvento del fiammifero e degli accendini i bovinesi meno abbienti avevano la possibilità di fruire di un fiammifero pubblico. Nella piazza principale e su alcuni punti prefissati di via Roma, si trovavano attaccate ad un muro alcune funicelle impregnate di zolfo che al minimo soffio provocavano una scintilla o brace flebile, che era però in grado di accendere una pipa, un sigaro o una sigaretta. 

IL CAMPANONE DELLA TEMPESTA

Bovino anticamente veniva soprannominato "il paese del vento", poiché spesso battuta dai venti anche molto violenti, capaci di scoperchiare tetti o abbattere alberi. . In modo particolare il vento che arriva da sud-ovest, il Libeccio, si presenta nel paese in maniera particolarmente violenta. I bovinesi lo chiamano "faugn", ed è da sempre visto quasi come parte integrante del paese stesso. Quando infuriava con particolare violenza vi era l'usanza di suonare il campanone di san Marco, la campana più grande della cattedrale, dedicata al patrono di Bovino. Nella credenza popolare essa veniva suonata per attenuare la violenza delle folate o forse per invitare i fedeli a pregare, affinché Dio placasse questa calamità naturale. 

IL PANE DI SAN BIAGIO

Nella tradizione popolare il mal di gola veniva curato attraverso lo scongiuro o attraverso alcune pratiche tradizionali, veri e propri rituali, spesso appannaggio esclusivo delle donne. Sulla parte dolente le "guaritrici" usavano passare per nove volte l'indice e il medio. Nella tradizione si narra che san Biagio abbia guarito una fanciulla che stava per soffocare toccandole la gola. Da allora è considerato il protettore delle persone colpite dal mal di gola. Per il giorno a lui dedicato, il 3 febbraio  si confezionavano dei piccoli pani, il pane di san Biagio, che venivano elargiti ai fedeli in chiesa. Questi piccoli pani, benedetti, avrebbero poteri prodigiosi proprio contro il mal  di gola.

venerdì 19 aprile 2024

IL CANE ROBOT DELL'ARMA DEI CARABINIERI di Antonio Trombacco

       

Per la settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo i Carabinieri della città ligure hanno potuto contare su un alleato in più: il cane-robot Saetta. Si tratta del primo esemplare acquisito dagli artificieri del nostro Paese e, dal punto di vista tecnico, si tratta del modello "Spot" sviluppato dalla Boston Dynamics, una tra le aziende di ingegneria robotica più famose al mondo. L'obiettivo di questo piccolo robot è stata quella di aiutare i militari a garantire la sicurezza durante tutta la kermesse.

Le caratteristiche di Saetta

Saetta è un robot a controllo remoto che misura 1,1m di lunghezza per 50 cm di larghezza e 70cm di altezza e ha un peso di 32,7 Kg; si muove ad una velocità di circa 6 km/h. Saetta non agisce autonomamente ma è controllato da un operatore posto a massimo 150 metri di distanza, che tramite un tablet può agire nella massima sicurezza. Saetta è in servizio presso gli artificieri dei Carabinieri di Roma ed è utilizzato per prelevare o disinnescare ordigni esplosivi. Il braccio meccanico infatti permette di prelevare oggetti in massima sicurezza, evitando l'intervento diretto di operatori umani. In futuro non si esclude che l'Arma possa includere altri robot di questo tipo dal momento che potrebbero diventare uno strumento chiave in altri contesti di emergenza, come la ricerca di sopravvissuti durante disastri naturali – facilitata anche dalla sua visione a 360° e dalla capacità di portare carichi fino a 14 kg.



Ma quanto costa questo grazioso ed utile "giocattolino"? La casa produttrice, la Boston Dynamic, vende il modello base a circa 74.500 dollari a cui vanno aggiunti sensori ed accessori che accontentino i bisogni e le richieste dei compratori, facendo lievitare il prezzo base.



UNA STELLA NOVA ESPLODERA' PRESTO? Di Antonio Dota

      


Per chi non sapesse che cosa sia, l'esplosione di una nova è un evento astronomico transiente che si manifesta o come un improvviso aumento di luminosità di una stella già visibile a occhio nudo, o come l'apparizione di una stella nova precedentemente invisibile ad occhio nudo. Le nova sono generalmente causate da esplosioni termonucleari che si verificano in sistemi di stelle binarie, di cui almeno una delle due è una nana bianca. Si tratta di una vera e propria esplosione nucleare che si verifica quando una nana bianca, cioè una stella ormai morta e in via di raffreddamento, accumula una grande materia da un altro corpo stellare. Se la distanza dalla Terra non è eccessiva, il fenomeno può essere visibile dal nostro pianeta ad occhio nudo o con piccoli telescopi.

In questo caso la nana bianca del sistema binario T Coronae Borealis (un sistema binario costituito da due stelle legate gravitazionalmente che si trova a circa 2600 anni-luce dalla Terra in direzione della costellazione della Corona Boreale) sta per dare origine a un'esplosione dopo 80 anni dall'ultima volta. Gli astronomi stimano che la nova T CrB comparirà nel cielo entro il prossimo settembre e secondo la NASA il fenomeno sarà visibile ad occhio nudo per alcuni giorni, poi per qualche settimana attraverso un binocolo per poi spegnersi del tutto.


Il fenomeno, per quanto spettacolare, non va confuso con l'esplosione di una supernova, molto più potente tanto da riuscire a distruggere interi pianeti che la circondano o in grado di generare buchi neri o altri corpi spaziali come stelle di neutroni.









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venerdì 12 aprile 2024

TRADIZIONI PERDUTE: GLI ANTICHI RITI MATRIMONIALI A BOVINO. A cura della redazione

 Il matrimonio in tutto il sud Italia è considerato uno degli eventi più importanti della vita di una persona. Rispetto ai primi del Novecento però le cose sono cambiate molto. La nostra redazione è partita dai racconti e dai ricordi di nonni e bisnonni per comprendere come fosse organizzato un matrimonio nel nostro paese nei primi decenni del secolo scorso.

Dai racconti dei nonni abbiamo appreso che quando due giovani si fidanzavano e decidevano di sposarsi si faceva “l’albero in piazza”, una tradizione ormai scomparsa anche nel ricordo della maggior parte degli anziani. Il rituale prevedeva che tutte le persone che conoscevano i due promessi sposi, parenti, amici, vicini di casa, conoscenti, si riunissero e che mettessero in piazza pregi e difetti dei due giovani: se fossero gentili o superbi, pigri o lavoratori, ecc. in modo che non ci fossero brutte sorprese dopo il matrimonio. Nascevano vere e proprie discussioni a causa delle quali qualche fidanzamento poteva sciogliersi.



Prima del matrimonio venivano stipulati dei veri e propri contratti, a volte solo verbali, in cui si decideva la dote della sposa: questa prevedeva non solo la biancheria da letto o per la casa, ma anche il numero esatto di vestiti, scarpe, biancheria intima, fazzoletti, fino ad arrivare alla spoletta di filo e agli aghi da cucito. Le ragazze o i ragazzi più benestanti portavano in dote anche appezzamenti di terreno, case o animali come asini, pecore o mucche. Il corredo della sposa veniva esposto durante la festa del primo letto “lu liétt”, nella casa degli sposi, qualche giorno prima del matrimonio. A questa festa partecipavano tutti gli invitati alle nozze e qualche vicino di casa, ma era assolutamente tabù per la sposa che non poteva prenderne parte. Il primo letto poteva essere preparato solo al momento in cui arrivava la suocera, che controllava accuratamente che la dote concordata ci fosse tutta.

Le spose di fine Ottocento non indossavano ancora l’abito bianco, ma di colori pastello, rosa, beige, giallino… Indossavano nuovamente il loro abito ai matrimoni cui venivano invitate successivamente e le giovani spose seguivano la sposa nel corteo nunziale.




La festa del ricevimento si faceva in casa di qualche parente che avesse una stanza abbastanza grande per pranzare e per poi ballare al suono di un’orchestrina. Il menu di solito prevedeva maccheroni al ragù di carne, spezzo gli ziti: una vera prelibatezza poiché tutti facevano la pasta in casa e la pasta secca era considerata un vero lusso. Seguiva la carne al ragù, salsiccia, o involtini (le braciole bovinesi) e poi una teglia di patate al forno con carne di agnello e torcinelli.

I confetti venivano distribuiti alla fine del ricevimento direttamente dagli sposi che con un cucchiaio ne donava tre o cinque per ogni invitato. Negli anni Cinquanta sono comparse le prime scatoline di cartoncino o di plastica, antenate delle bomboniere.

Infine la sposa dopo il matrimonio non poteva uscire di casa per una settimana: solo la prima domenica utile dopo questo periodo di segregazione poteva uscire con lo sposo per andare a Messa. A questo punto cominciava la vita vera della nuova famiglia.


IL DITO DELLA MORTE di Anna Michela Di Pasquale e Giacomo Lombardi

 

Le Brinicle sono dei fenomeni sottomarini, noti anche come dito della morte. Si tratta di stalattiti di ghiaccio che si formano nei mari dell'Artico e che sono molto difficili da vedere. Tale fenomeno è dovuto alla diversa temperatura delle acque, che in superficie raggiunge i -20 gradi, mentre sul fondale è di circa -2 gradi. Le acque più calde tendono a salire in superficie, dove spesso incontrano dei piccoli iceberg che iniziano a sciogliersi e pertanto rilasciano sale. Questa differente densità salina fa abbassare la temperatura, formando queste straordinarie formazioni che scendono fino al suolo. Purtroppo il dito della morte è molto letale: imprigiona nella sua morsa gelida tutto ciò che incontra poiché la formazione del ghiaccio è istantanea. Piccoli pesci, stelle marine o altre piccole forme di vita possono restare intrappolate nel ghiaccio di questo veloce, inesorabile mulinello. 




IL RE DELLA FORMULA UNO: SIR LEWIS HAMILTON SBARCA IN FERRARI di David Cosentino, Andrea Mangieri e Giovanni Marseglia



E' la notizia più succulenta della formula uno e dello sport in generale: sir Lewis Hamilton, il sette volte campione del mondo, il pilota più vincente di tutti i tempi, dopo undici anni  nel team Mercedes ha firmato il contratto con la scuderia Ferrari per il 2025.
E' il pilota dei record con 103 vittorie,  104 pole position, 197 podi e ben 148 gran premi consecutivi vinti, oltre a molti altri record che vanno da quello con il maggior numero di giri percorsi in testa, fino a quello del maggior numero di punti conquistati. 
Lewis Carl Davidson Hamilton è nato a Stevenage, nel Regno Unito il 7 gennaio 1985. Eredita la sua grande passione per le auto e per la F1 da suo padre Anthony, che sarà sempre al suo fianco durante la sua crescita come pilota. A soli dieci anni vince il campionato inglese di kart e incontra Ron Dennis, che era allora il team principal della McLaren. Proprio grazie a lui entra a far parte di un programma per giovani piloti e nel 2002 riceve il sostegno economico per cominciare a gareggiare nelle monoposto. Si fa onore e nel 2007 inizia la sua carriera in F1 proprio nel team McLaren, a fianco di Fernando Alonso, già due volte campione del mondo. Già nel suo primo campionato in F1 riesce ad arrivare a podio in Canada e alla fine della stagione si gioca il titolo con il suo compagno di squadra Alonso e con Kimi Raikkonen, della scuderia Ferrari che vincerà per un solo punto. L'anno successivo Lewis riuscirà a strappare il titolo a Felipe Massa nel GP del Brasile del 2008. L'anno successivo firmerà un nuovo contratto con la Mercedes, squadra con cui vincerà altri sei titoli nel 2014, 2015, 2017, 2018, 2019, 2020.





Giovedì 1 febbraio 2024 la notizia bomba: Lewis Hamilton gareggerà in Ferrari con un contratto di un anno + uno, con opzione per il terzo, a partire dalla stagione 2025 a fianco di Charles Leclerc, che gareggerà per la rossa di Maranello almeno fino al 2029. Grande gioia in casa Ferrari che si aggiudica uno dei migliori piloti di tutti i tempi che correrà a fianco di uno dei piloti di maggior talento, facendo prevedere per i tifosi della rossa una grande stagione.


 

venerdì 5 aprile 2024

LA FESTA DELL'ALBERO di Giacomo Lombardi

 Il 21 novembre si celebra la festa dell’albero. Già gli antichi greci e i popoli orientali celebravano delle feste in occasione della piantumazione degli alberi. Presso i romani i boschi erano tutelati e conservati ed anche nei secoli successivi sorsero giardini ed orti botanici che tutelavano e valorizzavano gli alberi. Nel 1827 negli USA venne dedicato un giorno all’anno The arbor day, in cui si mettevano a dimora nuovi alberi. In Italia la prima festa venne celebrata nel 1898 grazie all’iniziativa dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli. Solo nel 1951 il Ministero dell’Agricoltura e delle foreste stabilì che la “Festa degli alberi” venisse celebrata ogni anno il 21 novembre. Con la legge n. 113 del 1992, ogni Comune dovrebbe curare la messa a dimora di un albero per ogni neonato registrato all'anagrafe. A partire dal 2013 la Giornata dell'Albero Nazionale viene intitolata ad uno specifico tema di rilevante valore etico, culturale e sociale.




Anche il nostro Istituto celebra tale giornata ogni anno. Quest’anno gli alunni della Scuola dell’Infanzia e della Primaria hanno assistito alla piantumazione di nuovi alberi all’interno del cortile della Scuola, dove il Sindaco, la professoressa Stefania Russo ed alcuni assessori hanno presieduto all’evento. Più tardi i ragazzi più grandi, cioè la classe V della Scuola Primaria e la classe prima della Scuola Secondaria di primo grado si sono recati nella villa comunale dove sono stati messi a dimora nuove piante. Il momento più importante è stato quello della messa a dimora di una roverella all’interno del parco giochi, nel punto in cui, alcuni anni orsono era stato abbattuto un grosso pericolante. Gli alunni delle due classi hanno inoltre collaborato alla realizzazione di diversi cartelloni artistici sul tema dell’albero che andranno poi a decorare le aule della nostra scuola.



UN’ INTERVISTA IMPOSSIBILE A MARCOVALDO, IL LAVORO DELLE CLASSI 1^ A e 2^ A e B DELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRAGO DI BOVINO di Karol Morsillo, Amelie Russo e Ilenia Santoro


 Il 15 Novembre 2023 le classi 1^,2^ e 3^ della scuola Secondaria di primo grado di Bovino hanno partecipato insieme ai ragazzi del CPIA al progetto "LIBRIAMO" presso la biblioteca del castello ducale di Bovino. Tale incontro è stato dedicato ad Italo Calvino, per commemorare i 100 anni dalla sua nascita. Nei locali della biblioteca il professor Alfonso Rampino, insegnante presso il CPIA nella sede di Bovino, ci ha letto alcuni capitoli tratti dal celebre romanzo “ Marcovaldo”. Un secondo momento ha visto la drammatizzazione con voci ed immagini di alcune scene tratte dal libro “La gabbianella e il gatto” di Sepulveda, realizzate dagli allievi del CPIA, alunni adulti e provenienti da diversi paesi: Albania, Somalia, Pakistan… Dopo la lettura e l’ascolto dei brani ci sono stati proposti alcuni compiti di realtà: gli alunni delle classi 2^ A e 2^B realizzeranno un’intervista impossibile ed alcuni disegni ispirati alle vicende di Marcovaldo. Gli alunni sono stati divisi in gruppi: due gruppi che hanno il compito di scrivere l’intervista (gli autori) e altri due che hanno il compito di disegnare degli sfondi (i disegnatori). Quando tutti i gruppi avranno finito il proprio compito si riuniranno per creare l’intervista digitale con le battute degli autori e gli sfondi dei disegnatori, animando i personaggi con le voci degli alunni. I ragazzi della classe prima invece realizzeranno un libro di racconti illustrato e scritto di loro pugno su argomenti e in stili diversi.



I FALO’ DI SAN GIUSEPPE di Angelica Tavano e Chiara Zannella

 


A Bovino in occasione della festività di San Giuseppe che cade il 19 marzo la Proloco in collaborazione con la Confraternita della Santissima Annunziata e il Comune di Bovino organizza la manifestazione “I fuochi di San Giuseppe”. Il falò di San Giuseppe affonda le radici nella notte dei tempi e finisce con i culti tipici del mondo pagano-precristiano. In corrispondenza dell’evento c’è l’equinozio di primavera, periodo consacrato da processioni rituali, fuochi di purificazione per la rinascita della natura. Le cerimonie dei fuochi, sono simili ai culti pagani e cristiani. Si donano al fuoco l’abbondanza del raccolto, il benessere degli uomini e degli animali, il compito di bruciare tutte le potenze negative. Il fuoco ha avuto un doppio significato: negativa per allontanare il male e positiva per simboleggiare i benefici della luce. A Bovino il falò più importante era quello che veniva acceso nella piazzetta della Chiesa dell’Annunziata. In cima al mucchio, costituito da rami di ulivo ottenuti dalla potatura degli alberi e veniva esposto un santo con l’immagine sacra. Durante il falò si recitava il rosario e si cantavano testi e canti religiosi. Quando le fiamme si spegnevano vi era l’usanza di mettere sotto la brace delle patate che venivano date ai bambini. Ancora oggi i ragazzi girano le campagne alla ricerca di arbusti e frasche e legna che servono per il falò. Oggi la Proloco ha introdotto una gara tra i rioni del centro abitato secondo un apposito regolamento. La manifestazione ha inizio con la funzione religiosa serale del 19 marzo nella Chiesa dell’Annunziata. Dopo la funzione il priore della Confraternita accende il falò davanti alla chiesa procedendo con la benedizione delle fiaccole che darà ad ogni capo squadra. Quando i falò si accendono in determinati punti del paese si vedono brillare fuochi di fiamme e scintille che salgono sempre più in alto nel cielo. Sia i turisti che gli abitanti del paese fanno il giro per le piazzette del borgo per vedere i falò e assaggiare specialità alla brace. La giuria è composta dal Presidente della Proloco, da un membro del Consiglio di Amministrazione, dall’Assessore alla Cultura, dal Priore della Confraternita e da tre soci dell’Associazione, premia il falò più bello secondo le indicazioni del regolamento. Si tratta di una tradizione ancora molto sentita e amata dai bovinesi di ogni età, poiché se è vero che sono soprattutto i ragazzi a raccogliere la legna, gli adulti partecipano volentieri al trasporto della legna e all’accatastamento della stessa per dare forma agli amati fuochi di san Giuseppe.

CONCORSO NAZIONALE PENNE E VIDEO SCONOSCIUTI: DOPPIA PREMIAZIONE PER IL NOSTRO ISTITUTO a cura della redazione

  Il 18 ottobre 2024 la redazione del giornalino/blog d'Istituto "Parola nostra" di Bovino, insieme agli alunni delle classi t...