domenica 11 luglio 2021

SOPRAVVIVERE AL DESERTO: COOBER PEDY. La città sotterranea nel deserto australiano di Grace di Pasquale

 


 Famosa in tutto il mondo come la capitale mondiale dell’opale, Coober  Pedy è una piccola città a sud dell’Australia Meridionale, in un’area semi desertica,  costruita sottoterra per sfuggire alle alte temperature giornaliere che sfiorano i 50 gradi e al freddo gelido della notte. E’ abitata da circa 3500 persone, provenienti da 45 paesi diversi, che lavorano quasi tutti nelle miniere. Queste famiglie vivono ad una profondità che varia tra i 10 e i 22 metri dalla superficie. Qui si trovano infatti labirinti di corridoi che portano a 1500 case private, chiese, negozi, ristoranti, bar. In superficie, infatti, non vi è quasi nulla: l’intera popolazione vive nella vasta rete di tunnel sotto il deserto. E’ stata fondata nel 1913 dal quattordicenne Willie Hutchinson, che cercava oro, ma ha trovato l’opale. il nome Coober Pedy prende origine dalle parole aborigene kupa (uomo non iniziato o uomo bianco) e piti (buco). Attualmente le sue 70 miniere occupano all’incirca 5.000 chilometri quadrati e producono la maggior parte delle opali del mondo. È’ uno dei luoghi più torridi dell’intero paese e del mondo intero. Per migliaia di anni popolazioni nomadi hanno attraversato questo territorio, lasciandolo in breve tempo a causa del clima e della carenza dell’acqua. Solo recentemente il problema idrico è stato risolto con una fonte sotterranea posta a circa 24 km dalla città. 

Imponente la Catacomb Underground Church, la chiesa anglicana scavata nel sottosuolo durante la metà degli anni ‘70.



 Inoltre vi sono musei sotterranei, negozi, una galleria d’arte e, naturalmente, le miniere d’opale. Di notevole importanza simbolica, infine, è l’unico albero della città. La città sotterranea ha iniziato a prendere vita a seguito del completamento della ferrovia che ha permesso a muratori e soldati di insediarsi in questo posto dalle condizioni di vita durissime, creando dei rifugi nel sottosuolo, primo nucleo delle odierne abitazioni sotterranee, che prevedevano anche dei serbatoi d’acqua per il sostentamento.


Le case sotterranee di Coober Pedy non hanno assolutamente l’aspetto di case cavernicole e primitive, scavate nella collina: l’accesso in genere avviene a livello strada e la casa si estende, generalmente, in orizzontale al di sotto della collina che la accoglie; in alcuni casi ampliamenti parziali avvengono anche sotto il livello strada oppure all’esterno, circondati da giardini, pieni di piante grasse e contenitori di acqua.


GLI ALBERI PIU’ STRANI DEL MONDO di Alessio Ryan Pagniello


 "Un albero è un meraviglioso organismo vivente, che dona riparo, nutrimento, calore e protezione ad ogni forma di vita. Offre la propria ombra perfino a coloro che reggono nelle proprie mani un'ascia per abbatterlo". Buddha definì gli alberi in questo modo, ricordando quanto siano fondamentali per la vita di ogni essere vivente. Sappiamo tutti che essi sono i polmoni del pianeta e che senza di essi la nostra vita sarebbe impossibile. La natura e il tempo ci hanno donato degli esemplari rari e meravigliosi, alcuni dei quali davvero inconsueti e straordinari. Tra questi vanno segnalati gli alberi di Ta Phrom, che nascono nelle vicinanze e fra le rovine del tempio di Ta Phrom, in Cambogia. Questo luogo sacro  attira ogni anno centinaia di turisti, affascinati dalla loro maestosità e dalla forma dei loro tronchi e delle loro radici. Il più grande di è un esemplare di kapok (ceiba pentandra), albero che può raggiungere i 70 metri di altezza e il cui tronco può arrivare ai tre metri di diametro.


                                              




L'albero della vita, noto anche come "The tree of life", rappresenta uno straordinario esempio di sopravvivenza in zone avverse. E' un esemplare di Prosopis cinerarium alto 9, 75 metri ed è situato presso Jebel Dukan, nel Bahrain, in una zona desertica e priva di vegetazione. E' qui che svetta quest'albero straordinario che troneggia nel deserto da ben 400 anni nonostante al momento non vi siano sorgenti d'acqua dalle quali le sue radici possano attingere nutrimento.


L'Eucalipto arcobaleno è famoso per lo straordinario colore del suo tronco che è multicolore e non del canonico marrone. Il suo nome latino è Eucalyptus Deglupta, ma è conosciuto come albero della gomma arcobaleno. E' diffuso nelle Filippine,  in Nuova Guinea e nelle foreste pluviali del sud est Asiatico. Può raggiungere i 70 metri di altezza e il suo tronco in età giovanile presenta un fusto di colore chiaro e omogeneo. Raggiunge il suo massimo splendore solo col passare del tempo quando la corteccia si fessura e assume venature colorate nei toni del blu, del viola, del rosa, del marrone, del grigio, del giallo, del rosso e del marrone che creano intersecandosi, effetti cromatici unici.



Lo Wawona Tree oggi non esiste più. Era una gigantesca sequoia alta 69 metri, che si trovava nello Yosemite national park in California.  Si trattava di un albero che attraeva moltissimi turisti a causa di una voragine apertasi alla sua base in seguito ad un incendio ed attraverso cui era possibile passare con la propria automobile. Nel 1969 non riuscì a resistere al peso di una fortissima nevicata quando aveva raggiunto i 2300 anni di vita.



Methuselah è considerato l'albero più antico del mondo. La sua età è stata stimata a 4841 anni. E' situato sulle White Mountains, in California, all'interno della Inyo National Forest.La sua collocazione esatta è però mantenuta segreta per proteggerlo dall'afflusso dei turisti che potrebbero danneggiarlo. Si tratta di un pino dai coni setolosi della specie Pinus Longaeva. Un esemplare ancora più vecchio, chiamato Prometeo, aveva 4844 quando fu abbattuto nel 1964. Nella stessa zona esiste anche un esemplare morto di pino bristlecone,che è ancora in piedi grazie alla sua resina. Si stima abbia vissuto circa 10.000 anni.


Il basket tree è un albero sicuramente bizzarro: la conformazione del suo tronco però non è opera di Madre Natura, ma della mano dell'uomo. L'agricoltore statunitense Axel Erlandson si divertiva a dare vita ad alberi dalle forme particolari. Il Basket tree può essere considerato un albero scultura nato da sei diverse piante di sicomoro intrecciate sapientemente assieme.

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L'adansonia digitata o baobab del Madagascar è una specie endemica della grande isola africana. Sono alberi che hanno imparato ad adattarsi ad ambienti ostili e aridi. Il tronco, povero di fibra legnosa riesce ad impregnarsi e immagazzinare acqua. Ogni albero può contenerne fino a 300 litri, riuscendo così a sopravvivere a grandi periodi di siccità. Sono alberi longevi, che possono vivere oltre i 500 anni.


                              

Il Dragon tree è un albero che vive nell'isola di Socotra, nello Yemen. Appartiene alla famiglia delle Agavacee ed è endemica dell'isola, dove cresce ad altitudini comprese tra i 500 e i 1500 metri.  La sua chioma ricorda la forma di un ombrello. Quando la corteccia o i rami vengono recisi secerne una resina rossa, nota come "sangue di drago", ancora oggi utilizzato come vernice o tintura, come medicamento o come essenza profumata. Quest'isola possiede una flora ed una fauna ricchissima e conta circa 800 specie differenti, delle quali il 37% uniche al mondo. Per questo dal 2008 è stata inserita dall'UNESCO tra i Patrimoni dell'Umanità.

dragon tree

Infine il Cipresso di Montezuma è un particolare tipo di cipresso che si trova nelle vicinanze della città di Aoxaca, in Messico. E' l'albero che ha il più grande diametro al mondo con i suoi 11 metri. Appartiene alla famiglia dellle Cupressacee e si stima che abbia un'età compresa tra i 1200 e i 3 mila anni. Dal 2001 si trova sotto la tutela dell'UNESCO.

cipresso montezuma


sabato 10 luglio 2021

GREAT GREEN WALL IN AFRICA di Grace Di Pasquale

 



La Grande Muraglia verde in Africa  sarà un prolungato corridoio verde, lungo 8 mila Km e largo 15 km. Questo progetto è stato proposto nel 2005 dall’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo ed ha l’ambizione di far crescere una muraglia naturale lungo tutta la larghezza del continente Nero. Undici i Paesi coinvolti: Senegal, Gibuti, Eritrea, Etiopia, Sudan, Ciad, Niger, Nigeria, Mali, Gibuti, Burkina Faso e Mauritania. Molti di questi Paesi fanno parte del Sahel, la zona a Sud del deserto del Sahara che sta vivendo negli ultimi anni grandi problemi dovuti ai cambiamenti climatici, alla siccità e un massiccio impoverimento del suolo. Tale progetto mira a ripristinare circa 100 milioni di ettari di terra degradata, catturate notevoli quantità di CO2 e creare 10 milioni di posti di lavoro entro il 2030, grazie a finanziamenti internazionali. I lavori sono iniziati nel 2008 e si stima che circa il 18% del muro sia stato completato. Ripristinare il suolo delle aree degradate, renderle resilienti e incrementare la resa agricola significherebbe contribuire al benessere economico e alla sicurezza alimentare delle popolazioni di questi stati. Il finanziamento sinora erogato, che rappresenta oltre il 30% dei 33 miliardi di dollari necessari per raggiungere il traguardo, mira a portare le iniziative di sviluppo rurale in una regione devastata dagli effetti combinati di siccità, povertà e insicurezza alimentare. La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) faciliterà le discussioni sull'allocazione delle risorse e darà seguito agli impegni dei donatori, tra cui la Banca africana di sviluppo (6,5 miliardi di dollari), la Banca mondiale (5 miliardi di dollari) e la Commissione europea (2,5 miliardi di dollari ). Il Muro promette di essere una soluzione convincente alle numerose minacce urgenti non solo per il continente africano, ma per l'intera comunità globale, in particolare il cambiamento climatico, la siccità, la carestia, i conflitti e le migrazioni. 


Una volta completata, la Grande Muraglia Verde sarà la più grande struttura vivente del pianeta, 3 volte più grande della Grande Barriera Corallina. Dalla nascita dell'iniziativa nel 2007, la vita ha iniziato a tornare alla terra, portando maggiore sicurezza alimentare, posti di lavoro e stabilità nella vita delle persone.



lunedì 5 luglio 2021

DA MILANO A ROMA IN MONOPATTINO ELETTRICO: LA GRANDE IMPRESA DELLO YOUTUBER JAKIDALE di Giuseppe Santoro


 Undici giorni ,  646 Km, e quasi 8 milioni di visualizzazioni: questi i numeri dell'impresa ecosostenibile dello youtuber Jacopo D'Alesio, noto come Jakidale.  Lo scorso agosto, lo studente di Ingegneria civile del Politecnico di Milano si è cimentato in un'impresa green, filmando e mettendo in rete il video realizzato per promuovere la mobilità sostenibile. Ha scelto il monopattino elettrico per questo viaggio, lo stesso mezzo che utilizza per muoversi nel traffico cittadino del capoluogo lombardo in cui studia e lavora come youtuber. Ha organizzato e pianificato il viaggio, procurandosi una seconda batteria e alcuni pezzi di ricambio in sole due settimane. Ad affiancarlo in bicicletta un suo amico,  Mattia Miraglio, scelto come esperto di viaggi estremi famoso nel mondo dei social per aver girato mezzo mondo a piedi o in bici. Dopo la partenza da piazza Duomo a Milano, l'itinerario dei due ragazzi ha toccato le città di Piacenza, Parma, Modena, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Prato, Bracciano fino ad arrivare nella capitale, a Piazza San Pietro e al Colosseo. Una media di 70 Km al giorno in cui non sono mancate le complicazioni: il caldo, la difficoltà di caricare le batterie per strada, il dolore alla schiena, una caduta che ha provocato un lieve infortunio, il surriscaldamento del mezzo e il maltempo. Nonostante tutto il video è diventato una sorta di documentario-elogio della mobilità dolce e sostenibile e del monopattino.


                                  


CI STIAMO GIOCANDO IL CERVELLO di Stefano Provenza

 


Bambini e ragazzi trascorrono davanti ai monitor più del doppio del tempo che passano a scuola e le conseguenze, purtroppo, si vedono nell’incremento dei disturbi dell’apprendimento, dello stress, di patologie depressive, della predisposizione alla violenza. Nell’ambito della neurobiologia una delle scoperte fondamentali è che il cervello si modifica in maniera permanente attraverso l’utilizzo del cellulare. Oggi è possibile rilevare le dimensioni e l’attività di intere regioni dell’encefalo e mostrare gli effetti neuronali dei processi cognitivi. L’unica cosa che il cervello non può fare è non imparare per cui il tempo trascorso con i media digitali lasciano tracce profonde. Ad esempio, l’impatto della televisione sulla nostra psiche è così profondo che può influenzare i nostri sogni. Nel 2008, uno studio condotto in Scozia ha scoperto che gli adulti di età media che erano cresciuti in una famiglia con un televisore in bianco e nero tendevano a sognare in bianco e nero, mentre i giovani con le televisioni a colori quasi sempre a colori. Questa situazione è andata sempre di più a degenerare con lo sviluppo dei videogiochi in più piattaforme, infatti, i videogiochi stanno diventando sempre più usati anche dagli adulti, l’età media dei giocatori è aumentata ed è stimata intorno ai 35 anni, molti giocatori giocano su computer o consolle, ma ne è emersa una nuova tipologia, ovvero quelli casuali, che giocano su smartphone e tablet in momenti vuoti della loro giornata, come il loro viaggio per raggiungere scuole/lavoro di mattina. I videogames sono una forma sempre più comune di intrattenimento, e diversi studi evidenziano che tale forma di svago ha un effetto sul cervello e sul comportamento.



L uso di videogiochi influenza la nostra attenzione e alcuni studi hanno rivelato che i giocatori mostrano miglioramenti in diversi tipi di attenzione, come ad esempio nell’attenzione selettiva. In particolare, sembrerebbe che le regioni del cervello coinvolte nell’attenzione lavorano in modo più efficace nei giocatori di videogames e richiedono una minore quota di attivazione per sostenere l’attenzione nei compiti impegnativi.Ci sono anche evidenze secondo cui i videogiochi possono aumentare la dimensione e l’efficienza delle regioni del cervello implicate nelle competenze visuospaziali.

I PERICOLI DEI SOCIAL di Michela Russo


I telefonini fanno parte della vita quotidiana di ogni adolescente, tanto che chi non li utilizza viene visto dai coetanei come “strano”. Nei gruppi di ragazzi è normale avere un profilo Instagram o comunque entrare nella rete attraverso un profilo social, in cui compaiono foto, e dati personali. Uno dei principali problemi della diffusione in rete di immagini o dati sensibili sono gli attacchi da parte di hacker che possono utilizzare e rubare tutta una serie di informazioni presenti nei social, come account, password, ecc. Oggi i social sono usati per riunioni, conferenze, DAD e altre cose banali come cercare una semplice informazione. Dei circa 3,43 miliardi di persone inscritte sui social, circa 2,28 miliardi di persone che corrispondono ad un terzo della popolazione mondiale, usano i social in modo abituale. Gli hacker sono attratti soprattutto dai social dove sono iscritte molte persone come Facebook,    instagram e TikTok. La condivisione di dati personali come l’età, la musica preferita e altre informazioni possono essere fonte di diffusione dei propri dati; Questo problema è considerato un vero e proprio furto d’identità. Come abbiamo detto prima, i servizi di social network sono diventati molto popolari sia per gli adolescenti che per gli adulti; Ad oggi le tutele sui social sono poche; infatti c’è la possibilità di un furto d’identità dovuto appunto dalla poca tutela da parte dei social.  Un altro dei problemi che riguardano i social sono sicuramente le cosidette “challange”. Queste sono sfide che a volte causano anche la morte. Una delle sfide più pericolose viene chiamata “black out” e  consiste nel legarsi una cintura al collo, per provare la propria resistenza fino a soffocare. Se si è “fortunati” si perdono i sensi, ma si può rischiare il coma o la stessa vita, come è accaduto alcuni mesi or sono ad una bambina di 10 anni di Palermo. La sfida del  “black out” gira soprattutto su Tik Tok: da un recente sondaggio sembra che almeno un ragazzo su 6 la conosca, ed almeno uno su 5 si è messo alla prova in questo assurdo gioco solo per aumentare il numero di  like o di followers. Infatti i ragazzi spesso registrano la scena per poi condividere il filmato. Tik tok è diventato ormai uno dei social più pericolosi perché è quello con più utenti tra adolescenti e bambini registrati sulla piattaforma. Tra le sfide che oggi per fortuna stanno “passando di moda” ve ne sono alcune piuttosto pericolose: Planking challenge che consiste nell’effettuare delle sfide in posti inconsueti come ad esempio in un incrocio di una strada oppure anche sulle rotaie; la Skullbreaker challenge è una delle sfide in cui si deve far cadere il giocatore all’indietro, spesso il giocatore batte la testa, cosa che può essere molto pericolosa. Infatti le conseguenze possono essere infortuni al capo, alla colonna vertebrale e ai polsi; la Balconing challenge è una delle sfide che durante l’estate è molto diffusa, cioè consiste nel lanciarsi dal balcone, cadendo in una piscina.
Spesso purtroppo l'uso dei social crea dipendenza, il mondo reale perde ogni attrattiva e si può arrivare addirittura a credere che l'io virtuale sia migliore di quello reale. 



IL MIGLIORE AMICO DELL'UOMO... MA NON IN VACANZA! di Giorgia Brienza


 Possedere un animale non è un obbligo, ma una scelta. L'adozione o l'acquisto di un animale è una decisione attenta che deve essere ponderata responsabilmente e consapevolmente e che non può essere dettata da una estemporanea, e a volte momentanea, spinta emozionale. E' necessario riflettere  a lungo e bene prima di instaurare un rapporto di piena e totale convenienza con un animale. L'abbandono degli animali è una pratica abietta che nessuna motivazione reale può giustificare. Secondo la LAV,  ogni anno in Italia vengono abbandonati circa 80 mila gatti e 50 mila  cani. Nel solo periodo estivo, tra giugno e agosto, in media 
gli abbandoni sono circa il 30% del totale. Molti cani vengono abbandonati anche durante il periodo della caccia, perché non adatti all'attività venatoria.
Cifre ancora incredibilmente alte se pensiamo a come negli ultimi si sia fatta largo, sempre di più, la consapevolezza che il cane è un membro effettivo della famiglia e non un oggetto di cui potersi disfare quando non si vuole. L'abbandono è considerato un reato, secondo l'articolo 727 del codice penale. Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano vissuto in cattività può essere punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro.



CONCORSO NAZIONALE PENNE E VIDEO SCONOSCIUTI: DOPPIA PREMIAZIONE PER IL NOSTRO ISTITUTO a cura della redazione

  Il 18 ottobre 2024 la redazione del giornalino/blog d'Istituto "Parola nostra" di Bovino, insieme agli alunni delle classi t...