lunedì 21 giugno 2021

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA COP 26 di Alissa Mastrolonardo

 

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA COP 26



 Per cambiamento climatico si intende, secondo la definizione data dalle Nazioni Unite, qualsiasi alterazione dell’atmosfera globale che sia direttamente o indirettamente riconducibile all’azione umana. Da molti anni il nostro pianeta è soggetto al cambiamento climatico a causa dell’elevata presenza di gas serra nella nostra atmosfera. Sono numerose le attività umane che liberano questi agenti nell’aria. L’utilizzo di vetture, di impianti di riscaldamento, attività agricole e industriali, tutto ciò che ha a che fare con la produzione di elettricità e calore da fonti di energia non rinnovabile. Una volta nell’atmosfera i gas serra, tra cui l’anidride carbonica e il metano, trattengono parte delle radiazioni infrarosse originate dal sole e riflesse dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole. Più la concentrazione di questi agenti è elevata, più radiazioni e calore vengono trattenuti, causando così l’innalzamento delle temperature e il cosiddetto riscaldamento globale, responsabile di diversi fenomeni rischiosi per l’ambiente. Dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello del mare, dall’incremento delle ondate di calore e dei periodi di siccità, all’aumento di alluvioni, tempeste e uragani. Effetti sempre più evidenti e che si aggravano di anno in anno. Basti pensare che, dall’ultimo rapporto dell’ Onu sul cambiamento climatico, il 2020 risulta essere stato tra gli anni più caldi di cui l’uomo abbia avuto esperienza dal periodo post industriale. Il cambiamento climatico, assieme alla perdita di biodiversità, è una delle più grandi sfide che il nostro mondo abbia mai affrontato. L’aumento delle temperature medie globali sta infatti compromettendo il nostro clima e tali effetti sono destinati ad aggravarsi nei prossimi anni. È soltanto adesso che ci è concessa la possibilità di poter agire e prevenire cambiamenti in futuro irreparabili. Se vogliamo contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo devono necessariamente diminuire almeno del 50% entro il 2030. Molti studi hanno dimostrato in modo risolutivo che le temperature medie globali hanno iniziato ad aumentare dalla seconda metà del XIX secolo. Questo fenomeno, comunemente chiamato “surriscaldamento globale”, è in realtà definito da scienziati ed esperti “cambiamento climatico antropogenico” perché causato proprio dalle  attività umane.”. I gas serra impediscono che il calore si dissipi nuovamente nello spazio e mantengono la temperatura media della Terra a circa +15 °C invece che a -18 °C.  Nel corso dell’ultimo secolo, gli esseri umani hanno immesso nell’atmosfera più gas serra, aumentandone così il relativo effetto. Molti di questi gas provengono dall’utilizzo di combustibili fossili impiegati in fabbriche, mezzi di trasporto e agricoltura. L’anidride carbonica è il gas maggiormente responsabile del surriscaldamento, soprattutto perché maggiormente presente. Il riscaldamento climatico è ulteriormente aggravato dalla perdita di foreste e zone umide,capaci di immagazzinare CO2: si stima che ogni giorno vengano abbattuti più di 32mila ettari di foresta pluviale tropicale per l’industria del legname o per la costruzione di campi agricoli. Il cambiamento climatico sta alterando non solo l’ambiente in cui viviamo, ma anche l’economia, le comunità e, non ultima, la nostra salute. Se non modificheremo il nostro stile di vita e il nostro consumo di energia per contenere l’incremento della temperatura globale al di sotto di 1,5 °C, le conseguenze saranno disastrose. Le conseguenze avranno gravi effetti come:

1)Scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello del mare a causa dell’espansione dell’acqua a temperature più calde.

2)Aumento dell’intensità e della frequenza di fenomeni meteorologici estremi come uragani, inondazioni, siccità e tempeste.

3)Scarsità d’acqua in alcune zone, desertificazione e diminuzione delle rese dei raccolti con conseguente inasprimento delle tensioni regionali esistenti e ulteriori violenti conflitti.

4)Distruzione delle barriere coralline, acidificazione degli oceani e diminuzione delle rese nell’industria della pesca.

5)Perdita degli habitat, biodiversità, ecosistemi ed estinzione di specie.



Quando si parla di cambiamento climatico, c'è tutta una serie di descrizioni brevi da decifrare. Ma quello che sto per spiegare è forse l'acronimo più importante del 2015: COP o Conferenza delle Parti. Una Conferenza delle Parti è l'organo direttivo di una convenzione internazionale. Il Bureau della Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), insieme al governo britannico e a quello italiano, hanno concordato le nuove date per la prossima Cop26, che si terrà a Glasgow dall’1 al 12 novembre 2021.

domenica 13 giugno 2021

SAHARA FOREST PROJECT di Stefano Provenza

 



Il Sahara Forest Project è un progetto di agricoltura ecosostenibile molto ambizioso: ricavare da tutto ciò che abbiamo in abbondanza (luce solare, deserti, acqua salata, CO2) quello di cui abbiamo più bisogno (cibo, acqua ed energia pulita). I primi studi di fattibilità del progetto vennero presentati a Copenaghen nel 2009 durante la COP 15. L’innovativo progetto, che prosegue ancora oggi, è stato voluto dal re di Giordania Abdullah II e dal principe Haakon di Norvegia. Nel deserto della Giordania le temperature sfiorano i 40 gradi e le precipitazioni sono scarsissime, per questo motivo e per la vicinanza al mare questo deserto è stato scelto per il Sahara Forest Project. Il progetto è stato avviato nel 2008 ed è ancora in fase di sviluppo. A sostenere questa avveniristica iniziativa si è mossa la Max Fordham, azienda inglese specializzata in grandi ed innovative opere ingegneristiche che ha messo la propria esperienza al servizio dell’UE e del governo norvegese. Gli ingegneri impegnati nel progetto hanno ragionato sulle risorse di cui disponevano, ovvero il mare, il sole e la sabbia. Sono state progettate delle serre ultratecnologiche all’interno delle quali è stato trovato il modo per raffreddare le colture e fornire umidità alle piante. L’aria secca del deserto viene convogliata su cuscinetti di acqua marina che la raffredda e la rende umida, in seguito viene fatta fluire nelle serre. L’acqua poi passa attraverso un secondo evaporatore in cui l’acqua viene riscaldata dal sole in una rete di tubi neri. Si tratta di un processo che imita il naturale ciclo idrologico in cui l’acqua marina, riscaldata dal sole, evapora e raffredda fino a formare le nuvole, per poi tornare a terra sotto forma di pioggia, nebbia o rugiada. Per procurare energia  il tutto viene alimentato da pannelli solari. In questo futuristico campo agricolo al momento si producono solo cetrioli, che si coltivano facilmente, ma il progetto prevede un ampliamento delle colture nei prossimi anni. Per adesso si riescono ad ottenere circa 130 tonnellate di vegetali all’anno in circa tre ettari di terreno che oltre a fornire un aiuto alimentare,  hanno creato anche nuovi posti di lavoro.

                              



venerdì 11 giugno 2021

ASSENTI INGIUSTIFICATE. L’ISTRUZIONE DELLE BAMBINE NEL MONDO di Grace di Pasquale

 

 

Non tutti i bambini del mondo riescono ad accedere all’istruzione scolastica. L’UNICEF denuncia che sono circa 121 milioni i minori che non hanno mai avuto questa possibilità e di questi il 54% sono bambine. Eppure a  livello globale in media le ragazze a scuola ottengono voti migliori rispetto ai ragazzi. L'obiettivo 5 dell’agenda 2030 prevede di garantire alle donne l’accesso all’istruzione in tutto il pianeta. Solo in due terzi dei Paesi del mondo  le bambine hanno le stesse possibilità di andare a scuola, rispetto ai maschi.  Le situazioni peggiori si trovano nei paesi più poveri come l’Africa sub-sahariana, l’Asia meridionale e alcune zone dell’Estremo Oriente. In queste zone del mondo ragazze e bambine  incontrano molteplici ostacoli persino nel tragitto per andare a scuola. Tra queste difficoltà vi sono la reale paura degli stupri e dei rapimenti che rischiano di subire nel tragitto per raggiungere la scuola. A queste si aggiunge il disagio di non avere, molto spesso, servizi igienici destinati unicamente a loro. Un problema da non sottovalutare è quello del ciclo mestruale:  in alcuni Paesi del mondo molte ragazze provano vergogna ad andare a scuola quando hanno le mestruazioni,  altre non hanno nemmeno i soldi necessari per comprare prodotti igienici come gli  assorbenti.  Altri problemi sono di ordine domestico: non c’è la possibilità di studiare, ad esempio,  se bisogna badare ad un familiare, inoltre su molte di loro grava persino una parte dell’economia di famiglia e sono costrette a lavorare e produrre parte del reddito domestico. Si stima che, oltre 64 milioni le bambine e le ragazze costrette a lavorare e circa 14 milioni quelle obbligate a sposarsi prematuramente.

Crisi sanitarie come questa che stiamo vivendo  non possono che aumentare la probabilità che molte di loro non torneranno mai più tra i banchi di scuola . E indubbiamente una ragazza analfabeta è meno protetta dalla violenza, dalle malattie e dallo sfruttamento rispetto a una coetanea che ha alle spalle alcuni anni di studio. Le giovani istruite tendono ad avere meno figli. I loro bambini sono mediamente meglio nutriti e curati, perché le mamme sono più informate sulla prevenzione delle malattie e possono recepire i messaggi delle istituzioni sanitarie sulla necessità di vaccinare i bambini, mantenere misure igieniche e dosare le medicine.

GLI EFFETTI DEL COVID SUI DIRITTI DELLE RAGAZZE

Come effetto della diffusione della pandemia di Covid-19, si stima che quasi 500 mila ragazze in più potrebbero essere spinte a sposarsi forzatamente. Anche le gravidanze precoci potrebbero essere un milione in più  e proprio queste costituiscono la causa principale di morte per le ragazze tra i 15 e 19 anni. Le aree più a rischio per le spose bambine sono l’Asia Meridionale, l’Africa Centrale e Occidentale seguono America Latina e Caraibi con 73 mila casi rilevati. Le gravidanze precoci sono invece concentrate in gran parte in Africa, 282.000 nell’area meridionale e orientale del continente e 260.000 in quella centrale e occidentale, e nell’America Latina e Caraibi. L'istruzione è il mezzo migliore per promuovere l'uguaglianza fra i sessi: garantire pari opportunità a partire proprio dall'istruzione è il primo passo da compiere per raggiungere questo ambizioso traguardo. Ignorare che l'esclusione delle bambine e delle ragazze dal sistema educativo non è soltanto la negazione di un diritto umano, ma rappresenta una grave ipoteca sul futuro di una società.


GLI ANGELI DEL COVID: INTERVISTA ALL’INFERMIERA CRISTINA MARSEGLIA di Alessandra Schiavone

La nostra redazione quest'anno ha ospitato la signora Cristina Marseglia, infermiera presso gli Ospedali Riuniti di Foggia, che ci ha gentilmente rilasciato un'intervista e ha risposto alle nostre domande sul Covid-19.

In quale ospedale lavora?

 Lavoro a Foggia agli ospedali riuniti, presso il nostro grande policlinico.

Nel suo ospedale ci sono reparti COVID? 

Nel reparto in cui lavoro ci sono due reparti di rianimazione Covid. Inoltre a Foggia è presente l'ospedale “Colonnello D’Avanzo” che è stato dedicato interamente a problemi concernenti l’emergenza sanitaria, dove  ci sono altri tre reparti in cui sono ricoverati solo pazienti Covid. In aggiunta all’interno della nostra  azienda sono presenti ameno altri tre reparti nei quali vengono trattati pazienti prettamente Covid. Vi è anche  un reparto  chirurgico, in cui ci sono pazienti che hanno contratto il Coronavirus ma  hanno anche altri problemi, ad esempio un appendice, una  colecisti, cioè problemi legati alla propria salute ma che sono indipendenti dal Covid. 

Lei lavora ho ha lavorato con i pazienti COVID?

Per un piccolo periodo ho lavorato con malati Covid in  rianimazione, con i pazienti più gravi.

Com’è cambiato il suo lavoro con la pandemia?

Con la pandemia il mio lavoro è cambiato molto.  Nonostante le precauzioni resta alto il livello d'allarme e la paura di contrarre la malattia a causa di un movimento sbagliato o per aver lavato o disinfettato le mani una volta di meno. Inoltre è mutato il modo di approcciarsi al malato: con i pazienti covid, purtroppo, a causa della tuta, della mascherina, degli occhiali e delle visiere non si riesce ad avere alcuna  relazione con i degenti. Spesso  non si riesce proprio a parlare con loro perché a causa dei dispositivi di sicurezza non riusciamo ad avere un contatto visivo o umano.

Secondo lei ci sono differenze o miglioramenti tra lo scorso anno e oggi?

Sicuramente sì perché siamo più preparati.  Conosciamo la malattia e i protocolli di sicurezza. Però la situazione rispetto allo scorso anno è ancora abbastanza simile. 

Quali sono i problemi principali che si devono affrontare in questo periodo di pandemia?

I problemi legati alla pandemia credo che ormai li conosciamo tutti. Dobbiamo ricordarci di  indossare la mascherina, lavarci le mani, disinfettare spesso  le superfici, mantenere la distanza di sicurezza... I problemi più difficili nella vita di ogni giorno stanno proprio nell'attenzione che dobbiamo avere nelle piccole cose, ma soprattutto nei rapporti con gli altri, verso i nostri cari, i nostri amici. Così  quando abbiamo voglia di abbracciare un amico  dobbiamo pensare alle conseguenze che potrebbe avere un tale gesto nei confronti di chi è più debole: a casa abbiamo i nonni o i genitori che  spesso sono un po’ più fragili dei giovani e con un nostro gesto sconsiderato potremmo far loro del male. .

Secondo lei, tra quanto tempo potrebbe finire realmente questa emergenza ?

Purtroppo temo che con questo tipo di virus dovremo convivere almeno per un po’ di anni. Sicuramente grazie alle vaccinazioni la situazione potrà migliorare.  Solo in questo modo riacquisteremo un po' della nostra libertà. 

E noi che non siamo addetti ai lavori, cosa possiamo fare per fare in modo che la pandemia finisca prima, nei gesti di ogni giorno?

I gesti di ogni giorno sono quelli più semplici ma più importanti: seguire le regole, già dette, evitare luoghi affollati, rispettare noi stessi e gli altri. Prima lo capiremo e prima ci libereremo dal virus



IL RAZZISMO SECONDO NOI -3F SCUOLA MEDIA DELICETO di Bonassisa Michele Pio , Cappiello Benvenuto, Carella Laura, Di Stefano Francesca,Martone Elisabetta, Meola Antonella, Pizzo Arianna Pia, Suriano Domenico

Durante quest'anno scolastico la nostra classe ha collaborato con la rivista "Elce",che ha sede a Deliceto. Con la supervisione della professoressa Olmitella Stanzione,  abbiamo espresso le nostre riflessioni sul tema del razzismo partendo dalla citazione di una frase di Thar Ben Jelloun, scrittore, poeta e saggista marocchino.

 “NON SI NASCE RAZZISTI, LO SI DIVENTA .C’E’ UNA CATTIVA E UNA BUONA EDUCAZIONE. TUTTO DIPENDE DA COLUI CHE EDUCA,CHE SIA A SCUOLA,CHE SIA A CASA.” 

il pensiero  dei ragazzi  della 3 F scuola secondaria di primo grado  di Deliceto sul razzismo

La parola razzismo deriva dal termine “razza”e significa discriminare persone diverse da sé.  Niente di più sbagliato dato che l’unica verità è che nel mondo esiste una sola razza:quella umana. Nel corso dei secoli, il genocidio degli ebrei non è stato l’unico episodio di razzismo, ci sono stati anche:le persecuzioni dei crociati verso i non credenti, la persecuzione degli armeni da parte dei turchi. Purtroppo, però, il razzismo è presente ancora oggi, basti pensare all’omicidio di George Floyd, il 25 maggio 2020, in America.  Ancora oggi, nonostante noi tutti crediamo di vivere in una società civile, accadono tanti eventi,piccoli e grandi che siano, in cui poniamo un muro tra noi e il prossimo, facendolo sentire diverso e isolato. Noi crediamo, come lo scrittore Tahar Ben Jelloun, che non si nasce razzisti ma lo si diventa a causa della cattiva educazione. Tutti i ragazzi apprendono l’uguaglianza fra le persone partendo, sin da piccoli, dall’insegnamento ricevuto dalle famiglie e dalla scuola. Infatti,  a scuola abbiamo imparato che siamo tutti uguali, indipendentemente dal colore della pelle, dall’orientamento sessuale. Però,in fondo sappiamo che un mondo perfetto, senza difetti è un’utopia, perché ci sarà sempre qualcuno che discriminerà le persone di etnie diverse. SOLO NOI RAGAZZI POSSIAMO CAMBIARE IL MONDO perciò dobbiamo impegnarci tutti a non essere indifferenti e ad agire per costruire ponti e non muri. QUINDI DICIAMO NO AL RAZZISMO!


mercoledì 9 giugno 2021

(Non) sono solo canzonette La lotta alla discriminazione nella canzone italiana Classe 3^B Scuola Secondaria di primo grado Bovino

 

 

Il principio di uguaglianza è molto radicato nella nostra società, ed è sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana , anche se periodicamente episodi di razzismo e di intolleranza sembrano metterlo in discussione. Durante l’anno scolastico in corso abbiamo studiato la discriminazione nelle sue forme: razzismo, disparità di genere, orientamento sessuale, credo religioso… Molti studiosi si sono avvicinati a queste tematiche per comprenderne le cause: filosofi, storici, letterati, psicologi. Con la professoressa Antonella Brienza abbiamo voluto affrontare questa delicata questione anche attraverso i testi di autori più vicini ai gusti e all’espressività di noi ragazzi: quelli dei cantautori e dei rapper italiani.  Un viaggio interessante che ci ha permesso di comprendere che molti degli autori che noi ascoltiamo tutti i giorni vogliono comunicarci un messaggio molto più profondo di quello che può apparire ad un primo superficiale ascolto.                              



 Le tematiche affrontate sono piuttosto diversificate, ma tutte interessanti. Caparezza, rapper pugliese, nella sua “Vengo dalla luna” affronta in maniera emblematica e incisiva questo tema, infatti  tale canzone può essere definita come un vero e proprio manifesto ideologico contro il razzismo. Immedesimandosi in un alieno che dalla Luna si trova a vivere nel nostro mondo, rivela tutte le ipocrisie di una società che non riesce ad avere a che fare col diverso e che, spaventato da ciò che non conosce, finisce per perseguitarlo. Secondo i critici musicali tutta la canzone può essere vista come un inno all’apertura mentale, alla condivisione e all’intercultura. Anche il rapper milanese Ghali, figlio di immigrati tunisini, affronta una tematica importante nella canzone “Cara Italia”, scritta sotto forma di lettera e pubblicata simbolicamente il 27 gennaio, nel giorno della memoria. Proprio nel ritornello Ghali ricorda come durante tutta la sua adolescenza sia stato discriminato ed intimato a tornarsene “a casa sua” per le sue origini e i suoi lineamenti poco “italiani”. Il rapper, ritrovatosi a vivere tra due culture diverse, le ha fatte proprie entrambe, ma questo spesso dalla società non è stato visto come un valore aggiunto ma come un motivo di discriminazione. Un'altra tematica cara soprattutto alle cantautrici nostrane è quello della discriminazione di genere e della violenza sulle donne. Molte artiste si sono cimentate su questa tematica ed hanno alzato la voce per esprimere il loro punto di vista sulla discriminazione femminile.


 Uno dei testi più incisivi è quello di Levante, cantautrice siculo-torinese che nel brano “Gesù Cristo sono io” paragona i dolori e umiliazioni di una donna vittima di violenza da parte del compagno a quelle subite da Gesù. Si tratta di un pezzo forte che rappresenta una donna nel momento in cui si rialza dopo aver subito violenze fisiche e psicologiche e si rivolge idealmente a colui che non merita più il suo amore. Gesù Cristo è ogni donna maltrattata, offesa, mortificata, violentata, abusata,  derisa, sminuita, tradita, ogni donna che ha visto la propria dignità calpestata; è ogni donna che è morta per mano di un uomo che diceva di amarla. La stessa tematica è stata affrontata anche in altri brani: “Stella cadente” di Annalisa e Rocco Hunt, che parla di un amore sbagliato e della violenza con toni questa volta espressi con delicatezza ma con fermezza; “Io di te non ho paura” di Emma Marrone:  canzone che parla di una presa di coscienza fondamentale per liberarsi dalla paura; “Mai per amore” di Gianna Nannini che tratta il tema della violenza casalinga, spesso sottovalutata nella nostra società. Infine abbiamo deciso di approfondire “Essere umani di Marco Mengoni”, Una canzone che ribadisce l’importanza di non fermarsi all’apparenza, di tendere la mano per combattere i lati oscuri di una società sempre meno protesa verso il prossimo. Si tratta di una ballade dal significato semplice, ma estremamente profondo: un appello dolce e accorato all’umanità a riscoprire la propria umanità, andando oltre le etichette ed il conformismo che ci impone oggi la società. Ci fa comprendere che spesso siamo chiusi ed incapaci di andare incontro a chi riteniamo essere “diverso” da noi, non  accettandone limiti o qualità e spesso non provando neppure compassione per le loro sofferenze. Siamo diventati incapaci di vedere che chi ci circonda è un essere umano, simile a noi nelle fragilità, nei dolori e nelle emozioni, anche se differenti nell’identità, nella religione, nei valori, nella cultura. Dobbiamo imparare a riprenderci la nostra umanità e abbandonare per sempre i pregiudizi che non ci permettono di provare empatia; dobbiamo comprendere che qualsiasi forma di  diversità può diventare per noi un’inestimabile occasione di arricchimento e di conoscenza.

 


 


CONCORSO NAZIONALE PENNE E VIDEO SCONOSCIUTI: DOPPIA PREMIAZIONE PER IL NOSTRO ISTITUTO a cura della redazione

  Il 18 ottobre 2024 la redazione del giornalino/blog d'Istituto "Parola nostra" di Bovino, insieme agli alunni delle classi t...