Il 29 Agosto rappresenta il giorno più sacro per i bovinesi, dedicato compatrona del paese, alla fiera, alle feste e alla famosa cavalcata storica che si ripete ogni anno dal 1266, data che celebra l’apparizione della Vergine di Valleverde nel bosco di Mengaga, dove venne costruito l’omonimo santuario. Da allora Bovino celebra la sua compatrona con la cavalcata storica caratterizzata dal simbolico rito dell’offerta dell’olio da parte di un comune dell’antica Diocesi. La nostra redazione ha intervistato la Presidente della Proloco, Professoressa Maria Rosaria Lombardi, al fine di conoscere meglio l’evento più importante e più amato dai bovinesi.
Quanto tempo occorre per organizzare la cavalcata?
Parecchio! Dedichiamo a questo evento tutto il mese di agosto, per prima cosa prendiamo le iscrizioni alla cavalcata e al corteo, poi ci sono le prove dei costumi almeno tre giorni prima: Queste sono molto importanti perché non tutti gli abiti sono adatti alle persone che li richiedono e può capitare di non riuscire ad accontentare tutti.
Quante persone partecipano all’organizzazione dell’evento?
Circa una quindicina di persone: cinque o sei persone sono coordinatori, e tra questi ci sono anch’io, poi ci sono i sup, i vice e le ragazze della Proloco. A questi vanno aggiunti gli addetti alla sicurezza. Il giorno del 29 agosto per fare in modo che tutto funzioni vengono impegnate almeno quaranta persone.
Quanti figuranti partecipano ogni anno alla cavalcata?
Più di 150 persone: circa dieci per ogni quadro.
Da quanto tempo la cavalcata storica viene organizzata dalla Proloco?
La Proloco la organizza l’evento in collaborazione con il comitato Pro-Valleverde dal 2000. Dovete sapere però che la cavalcata è secolare, quindi ha almeno cento anni di storia. Da sempre viene organizzata dal comitato Pro-Valleverde su disposizione del Comune, in collaborazione con la Proloco in quanto si tratta di una manifestazione sia civile che religiosa. Il Comune patrocina la manifestazione a cui si aggiunge il contributo dei cittadini attraverso la questua. Durante questa festa è l’autorità civile che rende omaggio a quella religiosa. L’autorità civile è rappresentata dal Sindaco di Bovino, dal Prefetto, dagli altri sindaci dei paesi limitrofi. A questi va aggiunto il Vescovo che rappresenta l’autorità religiosa. Ogni anno uno dei comuni della ex diocesi di Bovino tramite il proprio sindaco rende omaggio al Santuario di Valleverde donando dell’olio per le attività religiose.
Da quanto tempo vengono premiati i cavalli?
Forse da sempre. Sicuramente dagli anni Cinquanta. La premiazione nel corso degli anni è variata: non si consegna più la coppa ai cavalieri vincitori, ma il vincitore riceve uno stendardo e un cavallo di alabastro; lo stendardo viene portato al santuario di Valleverde, mentre il cavallo viene custodito in comune. Ogni cavaliere riceve un omaggio ma viene decretato vincitore quello che si distingue per il portamento del cavallo, per l’abito del cavaliere e per l’addestramento ricevuto dal proprio cavaliere.
Che provenienza hanno gli abiti dei figuranti?
Alcuni sono nostri, anche se molti sono andati in disuso soprattutto quelli medievali; mentre gli altri vengono dalla sartoria Shangrilla’ di Foggia, specializzata in questo tipo di costumi, che ha realizzato molti abiti appositamente per il corteo di Bovino: Alcuni degli abiti sono stati confezionati con delle stoffe donate dai bovinesi residenti a Prato. Il nostro intendimento è quello di realizzare abiti per la cavalcata, da conservare poi in un museo dedicato a questo evento.
Quali sono le figure più importanti della cavalcata?
Il corteo storico rappresenta le epoche più importanti della storia bovinese dal 1266, anno dell’apparizione della Madonna di Valleverde. La cavalcata si suddivide in quadri. Il primo quadro il Medioevo, è rappresentato da Niccolò, la persona a cui è apparsa la Madonna, il pellegrino che rappresenta il pellegrinaggio, gli sbandieratori, le ancelle, i popolani, i bambini, alcune coppie di feudatari e soprattutto la statua della Madonna. Il secondo quadro è rappresentato dal Quattrocento, nello specifico l’anno 1434 e raffigura la regina Giovanna d’ Angiò seguita da messer Marino Boffa, signore di Bovino, a cui è dedicata una piazza, seguiti da quattro coppie. Fu proprio la regina Giovanna D’Angiò, su richiesta di Marino Boffa ad istituire una fiera in onore della Madonna, da celebrare nel giorno del suo compleanno. Inoltre chiamandosi Giovanna, la data del 29 agosto acquisisce maggior valore, poiché vi si celebra anche san Giovanni Decollato. La durata della fiera, caratterizzata soprattutto da animali, fu istituita per nove giorni, e mantenuta tale fino ai primi del Novecento, di cui quattro prima e quattro dopo il 29 agosto. Attualmente la fiera si è ridotta a soli tre giorni. Il terzo quadro, molto importante, è rappresentato da Maria d’Austria, moglie di Fiippo IV di Spagna che venne a Bovino a rendere omaggio alla Madonna con con duemila cavalieri. Maria d’Austria, detta “la Serenissima” è scortata da alabardieri al cui seguito ci sono delle coppie con costumi del Seicento. Fanno parte dello stesso quadro Torquato Tasso e Giambattista Marino, poiché ospiti nel castello di Bovino. Tutto questo viene raccontato sul palco di corso Vittorio Emanuele, anche se sarebbe necessario avere più postazioni lungo tutto il percorso, ideale non realizzabile per motivi economici. Altra epoca importante per Bovino è rappresentata dal quadro del Settecento. I Guevara, giunsero a Bovino nel 1565, nel Settecento detta famiglia diventò ancora più potente grazie al matrimonio tra Giovanni Maria Guevara e la duchessa Anna Maria Suardo. La duchessa era la dama di compagnia della regina Carolina che viveva a Caserta. Questa, avendo una seconda residenza a Recale, a quattro km dalla reggia, dove realizzò dei giardini. Qui ancora oggi si può leggere che tali giardini furono realizzati dalla duchessa di Bovino. Proprio su questa impronta vennero poi realizzati i giardini pensili intorno al 1780, e di recente restaurati. Altra figura rappresentativa di questo quadro è Monsignor Lucci (1752). L’ultimo quadro è rappresentato dal Novecento: negli ultimi anni non vengono più rappresentati i notabili, sostituiti, quando possibile da carrozze e macchine d’epoca. L’ultimo duca, andato via da Bovino nel 1961 era Don Achille Lecca Ducagini Guevara Suardo che ha poi ceduto il castello alla Curia. Quando è possibile viene fatto sfilare tale duca in carrozza, seguito dai popolani. In ogni caso il Novecento in modo costante viene rappresentato dai cavalieri. Il numero dei cavalli si è ridotto a causa dei crescenti costi di noleggio. La tradizione di andare a cavallo al santuario di Valleverde nasce sin dal Settecento, quando nelle stalle ducali e quelle dello scalo, venivano messi a disposizione alcuni cavalli per consentire a duchi e nobili a rendere omaggio al santuario. Infine la nostra festa è caratterizzata, come del resto in quasi tutto il sud, dalle luminarie, dalla banda e dai fuochi pirotecnici. La festa patronale è la festa identitaria di un popolo perché c’è il costume, c’è la tradizione, tanto che l’evento della cavalcata non viene mai pubblicizzato poiché è innato nella mente del popolo bovinese. Infatti ancora oggi, come in passato ci si saluta dicendo “Ci vediamo il 29 agosto”.
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