Per ricordare la Shoah, giovedì 13 febbraio 2020, presso la
sala convegni della ex Comunità Montana di Bovino, l’Istituto Omnicomprensivo
dei Monti Dauni, in collaborazione con la Pro Loco di Bovino, ha organizzato un
incontro sul tema, aperto agli studenti delle scuole superiori del nuovo
istituto e agli alunni della secondaria di primo grado.
Sono intervenuti il Dirigente scolastico, prof. Ottone
Perrina, il sindaco di Bovino, Vincenzo Nunno, la dirigente dell’Ufficio
scolastico A.T. di Foggia, dott.ssa Maria Aida Episcopo, lo storico e dirigente
tecnico USR, dott. Antonio d’Itollo, l’ecumenista Don Claudio Manfredi e il
dott. Roberto Matatia, autore del libro I
vicini scomodi.
Gli interventi dei relatori sono stati accompagnati da
alcuni brani musicali (Mission di
Morricone, La vita è bella di
Piovani, Over the Rainbow di Harold
Arlen), eseguiti con arrangiamenti originali dai Maestri del corso ad indirizzo
musicale di Bovino, Bonuomo, Krylova, Augelli e Rossi.
Il D.S. Perrina ha aperto la conferenza, sottolineando
l’importanza della giornata non solo come momento formativo, ma anche come
prima occasione di incontro degli alunni di tutte le scuole superiori del
nascente istituto. Secondo il nostro dirigente Rispetto è la parola chiave che apre alla diversità, l’unico mezzo
che permette di comprendere l’altro e di porsi senza pregiudizi nei confronti
di ogni uomo.
Il saluto del sindaco Nunno ha messo in luce l’infondatezza
delle tesi razziste e l’importanza di una memoria scevra da strumentalizzazioni
politiche e basata sulla verità storica.
La dott.ssa Episcopo ha evidenziato il ruolo fondamentale
della storia nella formazione delle nuove generazioni e le differenze tra
storia e memoria storica. La storia restituisce la realtà, la memoria storica
può essere modificata, mitizzata e cancellare temporaneamente alcune
responsabilità del passato.
Anche lo storico A. d’Itollo, dopo aver introdotto il libro
di Matatia, ha ribatito il concetto. La memoria
è sempre di qualcuno e può essere divisiva; la storia guarda al quadro
d’insieme, attraverso tutti i punti di vista.
L’ecumenista Don Claudio Manfredi ha posto l’accento sulla
storia degli ebrei, dall’antigiudaismo all’antisemitismo, in un excursus
storico-culturale dai tempi della diaspora ai giorni nostri.
Infine l’intervento più atteso: quello dello scrittore
Roberto Matatia, che nel suo libro narra le vicende della famiglia di Nissim
Matatia, costretta a subire tutte le conseguenze delle leggi razziali in Italia
fino alla deportazione e alla morte nel campo di sterminio di Auschwitz. L’autore ha parlato del suo lavoro, nato quasi
per caso, dopo aver ricevuto quattro lettere da un vecchio signore di nome Mario,
scritte nel lontano 1943 da Camelia Matatia, la sua fidanzatina sedicenne,
prima che fosse deportata dai nazisti nel tristemente noto campo di sterminio. Matatia
ha pensato a lungo a cosa fare con quelle lettere, se conservarle come prezioso ricordo o donarle alla memoria
collettiva, infine la decisione di raccontare la dolorosa storia di famiglia,
affinché ancora una volta tutti possano riflettere sugli orrori del passato e
soprattutto riconoscere nuove e più recenti forme di discriminazione.
Commovente è stata la lettura da parte di un’alunna dell’ultima e straziante lettera di Camelia, nella quale trapela la consapevolezza del suo tragico destino. Le sue ultime parole, il triste addio al suo Mario, ci inducono a pensare con terrore: E se fossimo noi a dover scrivere lettere simili?
Commovente è stata la lettura da parte di un’alunna dell’ultima e straziante lettera di Camelia, nella quale trapela la consapevolezza del suo tragico destino. Le sue ultime parole, il triste addio al suo Mario, ci inducono a pensare con terrore: E se fossimo noi a dover scrivere lettere simili?
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