In occasione degli eventi commemorativi della giornata della memoria, gli alunni e gli insegnanti della Scuola Secondaria di primo e secondo grado del nostro istituto, lo scorso 13 febbraio hanno incontrato in modalità telematica Bruna Cases e Giordano D'Urbino, due anziani coniugi milanesi di religione ebraica, testimoni della Shoah. L'incontro è iniziato con la citazione di un antico detto ebraico:
"Il mondo si regge sul fiato dei bambini che vanno a scuola"
Il signor D'urbino con tale citazione ha voluto porre l'accento sull'importanza dell'istruzione nella cultura ebraica, considerata una vera e propria ARMA per la sopravvivenza.
La Shoah, ci ha spiegato il signor D'Urbino, è stata la strage più grande nella storia dell'umanità, ma non l'unica. Sicuramente ha rappresentato un UNICUM per tre differenti ragioni: per le dimensioni dell'evento, perché organizzata in maniera scientifica, e perché tenuta segreta. La Germania nazista ha compiuto delle atrocità enormi, che noi tutti abbiamo il dovere di studiare e di RICORDARE per fare in modo che ciò che è stato non avvenga mai più. Durante la Seconda guerra mondiale sono morti almeno 6 milioni di ebrei provenienti da vari Paesi dell'Europa. In alcuni Paesi come la Polonia, sono morti circa il 95% degli ebrei presenti nel territorio; in Italia circa il 25% (ottomila ebrei circa). Questa disparità è dovuta, secondo i testimoni, al fatto che la maggior parte degli italiani non ha denunciato gli ebrei anzi, quando ha potuto li ha aiutati o avvisati. A tal proposito Il signor Giordano ha voluto ricordare i due carabinieri che hanno salvato la sua famiglia: avevano avuto l'ordine di arrestarli, ma con la scusa che alcuni non fossero presenti hanno detto loro che sarebbero tornati per arrestarli il giorno successivo, lasciando loro il tempo di fuggire. Molti carabinieri, che avevano giurato fedeltà al re, ma non al Duce, hanno tentato in questo modo di salvare molte vite. D'Urbino ha voluto ricordare i momenti più salienti della storia dell'olocausto, dalla promulgazione delle Leggi razziali in Germania (1935) e in Italia (1938) fino alla deportazione nei campi di concentramento e di sterminio. I coniugi D'Urbino hanno cercato anche di far comprendere, soprattutto a noi ragazzi, le origini dei pregiudizi contro gli ebrei, diffusisi su base religiosa a partire dalla morte di Gesù. Sarebbe stata la Chiesa a dare inizio a tale preconcetto, accusando gli ebrei di DEICIDIO, per questo disprezzati per secoli. Tale accusa è stata ritirata solo di recente durante il Concilio Vaticano II (1962-65), quando il popolo ebreo è stato riabilitato.
Per gli ebrei gli anni del nazi-fascismo sono stati terribili: una propaganda martellante e continua li ha resi dapprima cittadini di seconda categoria, poi razza inferiore, quindi sotto-uomini, infine non uomini, ma semplici "pezzi" (cose, oggetti) privati di tutto, persino del loro stesso nome.
I due testimoni hanno ricordato la loro esperienza durante quel periodo storico tanto difficile: il trauma dell'allontanamento dalla scuola, la guerra e la fuga dall'Italia verso la Svizzera, paese neutrale, che non poteva però accettare tutti i rifugiati. Bruna e Giordano sono stati accolti con le loro famiglie in Svizzera, e si sono salvati dalla deportazione. La loro vita è comunque stata difficile: vivere nei centri di raccolta per rifugiati, spesso divisi dai familiari, in ambienti freddi e, talvolta, violenti. Hanno vissuto in quel modo per un anno e mezzo e solo dopo la fine della guerra sono rientrati a Milano, che era un cumulo di macerie. Furono anni duri, ma pieni di speranza: la speranza che iniziasse un'era senza guerra. Purtroppo questo non è avvenuto e la guerra è ancora presente. I due coniugi ci hanno lasciato il compito non solo di ricordare, di raccontare e di non dimenticare la Shoah. Ci hanno donato un monito prezioso e importante:
"E' importante per l'umanità imparare a fare la guerra alla guerra e combattere per la pace."
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