lunedì 24 marzo 2025

CONCORSO NAZIONALE PENNE E VIDEO SCONOSCIUTI: DOPPIA PREMIAZIONE PER IL NOSTRO ISTITUTO a cura della redazione

 


Il 18 ottobre 2024 la redazione del giornalino/blog d'Istituto "Parola nostra" di Bovino, insieme agli alunni delle classi terze di strumento musicale hanno partecipato al concorso “Video e penne Sconosciute”, accompagnati dalla Professoressa Antonella Brienza, referente del progetto e dai professori Letizia Arace e Michele Augelli, rispettivamente insegnanti di arpa e pianoforte del nostro istituto. La redazione è stata premiata durante la cerimonia finale del concorso nazionale tenutasi presso il teatro comunale “Vittorino Ricci Barbini” di Piancastagnaio (Si). Hanno ricevuto un premio anche gli alunni di strumento che hanno presentato un videoclip musicale, dal titolo MUSICA COME LUCE che si sono aggiudicati inoltre un ingresso gratuito con guida presso il prestigioso conservatorio di Siena “Rinaldo Franci”. Oltre alla nostra redazione erano presenti alla cerimonia altre scuole o redazioni scolastiche, provenienti da diverse zone dell'Italia e che sono state premiate durante la manifestazione. Le diverse redazioni hanno dapprima presentato e visualizzato il proprio elaborato, al fine di esporre alla platea le tematiche più importanti affrontate all'interno del giornalino. Anche quest’anno siamo riusciti ad essere presenti all'evento e la giuria ha riconosciuto la qualità del lavoro inviato. Ecco la motivazione:

“I ragazzi e le ragazze della Scuola Secondaria di Primo grado dell’Istituto Omnicomprensivo dei Monti Dauni di Bovino hanno presentato una pubblicazione accattivante e variegata. “Parola Nostra“ comunica appieno il suo intento di trasversalità, enfatizzato dai ricchi collegamenti con il proprio territorio. Il format consente una lettura scorrevole, supportata da immagini e fotografie esplicative, ma non mancano anche simpatiche emoticon. La redazione e tutti gli altri componenti hanno presentato un’ampia proposta di articoli, concernenti tematiche di ampio spettro ed in grado di catturare l’attenzione di ogni lettore. I temi affrontati sono esplicitati con un lessico appropriato, pertinente e specifico, mai banale. Dalla lettura dei diversi articoli traspare tutto l’impegno profuso per la realizzazione delle diverse pubblicazioni. Il lavoro presentato è senza dubbio ammirevole.”

 

La redazione al completo insieme agli alunni di strumento di Bovino e Castelluccio hanno ricevuto diversi gadget, come libri, oggetti in cuoio e una pianta, la Zamioculcas, nota anche come pianta di padre Pio, da conservare e curare nel nostro istituto e che oggi si lascia ammirare nell’ufficio del nostro Dirigente Scolastico, prof. Ottone Perrina.

Dopo la premiazione abbiamo percorso ed apprezzato il borgo medievale di Piancastagnaio e abbiamo visitato il museo minerario dove, alcuni volontari ci hanno mostrato i reperti del museo e raccontato la storia delle miniere di mercurio della val di Siele e del Monte Amiata. Abbiamo imparato molto sulla storia di questo territorio e siamo rimasti sorpresi nell’apprendere che un litro di mercurio pesa circa 13,5 kg!








Dopo aver trascorso la notte splendida cornice del Monte Amiata, vestita di splendidi colori autunnali, ci siamo recati nella vicina Civita di Bagnoregio, definita “la città che muore” a causa della sua posizione su un’erta di tufo che, a causa della continua erosione provocata dal vento, dalla pioggia e dalle intemperie, sembra sia destinata a crollare.

La città è raggiungibile solo a piedi attraverso un lungo ponte pedonale che collega il borgo alla moderna città di Bagnoregio. Al suo interno, ovviamente non possono circolare auto, né motociclette e l’assenza di questi rumori cittadini a cui siamo abituati, rende ancora più affascinante la permanenza nel borgo.

Una volta attraversata la porta Santa Maria ci si trova immersi in un mondo medievale, pieno di turisti stranieri. A Civita abbiamo visitato la chiesa di san Donato e ammirato al suo interno un crocifisso ligneo del Quattrocento e ci siamo tuffati tra i vicoli e le viuzze di questo fragile e splendido piccolo gioiello. 






mercoledì 19 marzo 2025

UN PREMIO SPECIALE PER LA NOSTRA REDAZIONE di Anna Michela di Pasquale

 



Lo scorso 25 maggio 2024, la nostra redazione, accompagnata dalla Professoressa Antonella Brienza, referente del progetto di giornalismo scolastico del nostro istituto,  è stata invitata a partecipare alla cerimonia di premiazione del concorso nazionale di giornalismo scolastico   “Il giornale nella scuola”  tenutasi a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino. Il concorso, giunto alla XXIV edizione. è un' importante manifestazione culturale organizzata dall’Istituto Comprensivo “Raimondo Guarini”. La nostra redazione si è aggiudicata uno dei premi speciali in palio, oltre ad un diploma di merito ed una targa, ricordo indelebile dell'evento     





Dopo l’emozionante momento della premiazione la redazione ha avuto la possibilità di scegliere tra le visite e gli eventi proposti dall'organizzazione del concorso. Ci siamo quindi recati presso la zona archeologica dell'antica città di Aeclanum, antica città romana  situata presso l’attuale frazione Passo (detto Passo di Mirabella). Si tratta di un grande Parco Archeologico che un tempo è stata uno degli insediamenti romani più importanti dell'Irpinia. Due guide esperte ci hanno diviso in due gruppi e ci hanno accompagnato alla scoperta dei resti della città, mostrandoci i resti delle terme pubbliche, di alcune botteghe e di una basilica paleocristiana che conserva ancora al suo interno un fonte battesimale con forma a croce greca.



All'inizio del Novecento una campagna di scavi archeologici ha riportato alla luce non solo i resti degli edifici, ma anche diversi manufatti, conservati al Museo Irpino di Avellino.





Il nostro itinerario turistico è continuato con la visita al castello ‘’Carlo Gesualdo’’. Il castello è situato nel comune di Gesualdo ed è uno tra i numerosi castelli nella provincia di Avellino. Il castello è stata la dimora del principe Carlo Gesualdo che apparteneva a una potente famiglia feudale ed è riconosciuto come uno dei padri della musica polifonica moderna.

Alla fine del 1500 Carlo Gesualdo ha rinnovato completamente l'edificio che è diventata una corte rinascimentale con nuove strutture come un teatro, ringhiere di ferro  e anche una piazza situata all’interno  del castello, piazza Neviera. 

Durante il terremoto del 1980 il castello viene danneggiato profondamente. Nel 2000 sono iniziati i lavori di recupero e nel Dicembre 2015 è stato riaperto al pubblico.

Dedicati alla  figura storica di Carlo Gesualdo il castello ospita incontri culturali, concerti e diverse manifestazioni.





domenica 16 giugno 2024

QUANTA ACQUA CI VUOLE? A cura della redazione


Il consumo di acqua potabile è in costante crescita in tutto il mondo, ma non in tutti i luoghi del pianeta l'accesso ad una fonte di acqua è garantito. Soprattutto nell'Africa subsahariana  l'accesso a tale fonte è quanto mai difficile e la situazione è resa ancora più complessa dal forte incremento demografico. Nel continente europeo l'accesso all'acqua potabile è garantito a tutte le nazioni, eccezion fatta per Lettonia, Lituania, Moldavia, Bosnia, Serbia, Albania, Montenegro Macedonia e Kosovo. Secondo le previsioni entro il 2040 la popolazione mondiale salirà a 9 miliardi di persone, che si concentreranno soprattutto in zone densamente popolate del pianeta: soprattutto le megalopoli asiatiche saranno interessate da questo fenomeno, che porterà, ovviamente ad un forte stress idrico in tali zone.

Secondo il World Resource Institute (WRI), istituto no profit di ricerca mondiale, attivo dal 1982, anche l'Italia potrebbe trovarsi presto ad avere un rischio forte di mancanza di acqua nel giro di pochi anni. Questo significherebbe non riuscire più a garantire l'accesso all'acqua a tutti gli abitanti della nazione. Non tutti i paesi del mondo consumano però allo stesso modo: secondo le stime dell'Unicef-OMS il divario sarebbe enorme. Infatti un cittadino statunitense arriva a consumare 425 litri di acqua al giorno, un europeo circa 165 mentre un uomo del Madagascar non supera i 10 litri. 


Ma quanta acqua c'è nel mondo?


L'acqua ricopre circa il 70% della Terra, per un totale di diecimila metri cubi, ma solo il 3% è dolce e potenzialmente potabile. La maggior parte dell'acqua dolce del pianeta si trova nei ghiacciai e nelle nevi perenni (circa il 69%) e per questo non è disponibile per il consumo umano. Il 29% si trova invece nelle falde acquifere sotterranee e nel sottosuolo, raggiungibile solo con pompe o altri impianti. Solo lo 0,3% dell'acqua è facilmente accessibile e si trova nei fiumi o nei laghi. L'acqua dolce che serve all'uomo viene così utilizzata:

circa il 70% in agricoltura,

il 22% nell'industria

l'8% per il fabbisogno umano o nel settore dei servizi. 

Abbiamo preparato un piccolo schema per comprendere quanta acqua consumiamo in media per le attività giornaliere:






Secondo l'OMS ogni persona avrebbe bisogno di vivere con almeno 50 litri d'acqua ogni giorno, ma queste cifre sono garantite a soli 2 miliardi di persone. Soprattutto in Africa e in Medio Oriente la popolazione vive quotidianamente la mancanza di acqua, nonostante zone, come il deserto del Sahara siano ricche di acqua nel sottosuolo che non vengono prelevate o sono  mal gestite. 

La situazione italiana

L’Italia è il Paese più ricco di risorse idriche nel Mediterraneo e nell’Europa meridionale grazie alla presenza delle Alpi, uno dei principali bacini d'acqua in Europa. Nel nostro paese però si osservano grandi disuguaglianze tra il Nord, ricco di acqua potabile, e il Sud povero e a rischio di stress idrico durante la stagione calda.

 L'Italia consuma circa 428 litri per abitante, contro i 220 litri erogati. Tale divario è dovuto alle troppe dispersioni ad una rete idrica non proprio in condizioni ottimali. 
Inoltre il nostro Paese è il primo al mondo per i consumi di acqua minerale in bottiglia: circa di 223 litri a testa, contro una media europea di circa118 litri. 

Per concludere, abbiamo compreso che l'acqua nel mondo non è distribuita equamente, vi sono paesi e territori che sfruttano al massimo questa ricchezza ed altri che vivono una vera e propria condizione di stress idrico che mette a rischio la vita di milioni di persone. L'acqua può essere sicuramente considerata un patrimonio mondiale, un diritto di cui tutti dovremmo preoccuparci. Nel futuro dovremo imparare a gestire in maniera più consapevole questa risorsa, riciclando l'acqua piovana, manche le acque nere, grigie e bianche. Ognuno di noi sarà tenuto a fare la propria parte evitando gli sprechi e dando il giusto valore a questo bene tanto prezioso.



venerdì 26 aprile 2024

TRADIZIONI PERDUTE di Giuliana Saggese




 Le tradizioni popolari sono da sempre state importantissime per tramandare la cultura di un popolo. Anche Bovino, il mio paese, aveva e conserva ancora molte antiche usanze e tradizioni. Molte di queste però sono cambiate o scomparse a causa delle mutate condizioni di vita delle persone. La modernizzazione, la tecnologia e il rifiuto, talvolta, di ciò che appare obsoleto o vecchio, ha fatto perdere molte antiche usanze. Vediamone alcune:

IL FRIGORIFERO DI IERI...

Prima dell'avvento del moderno frigorifero, così come oggi lo conosciamo e concepiamo, non era possibile conservare i cibi al fresco. In realtà questa affermazione non è del tutto vera. A Bovino vi era una particolare attività che permetteva in qualche modo di sfruttare i vantaggi della refrigerazione. In prossimità dell'aia pubblica, che oggi è diventata il campo sportivo, si trovava una neviera di proprietà del duca Guevara. Nei mesi invernale dunque si raccoglieva la neve sotto terra o in una grotta o cantina, per poi riutilizzarla nei mesi estivi per il raffreddamento di cibi e bevande. La neviera del duca riusciva ad assicurare nei periodi più caldi dell'anno il ghiaccio ai commercianti e bicchieri di neve ai singoli consumatori. La neve, ammassata durante l'inverno poteva essere conservata tramite cumuli di paglia che consentivano una temperatura costante all'interno delle fosse.

E IL FIAMMIFERO DI IERI...

Prima dell'avvento del fiammifero e degli accendini i bovinesi meno abbienti avevano la possibilità di fruire di un fiammifero pubblico. Nella piazza principale e su alcuni punti prefissati di via Roma, si trovavano attaccate ad un muro alcune funicelle impregnate di zolfo che al minimo soffio provocavano una scintilla o brace flebile, che era però in grado di accendere una pipa, un sigaro o una sigaretta. 

IL CAMPANONE DELLA TEMPESTA

Bovino anticamente veniva soprannominato "il paese del vento", poiché spesso battuta dai venti anche molto violenti, capaci di scoperchiare tetti o abbattere alberi. . In modo particolare il vento che arriva da sud-ovest, il Libeccio, si presenta nel paese in maniera particolarmente violenta. I bovinesi lo chiamano "faugn", ed è da sempre visto quasi come parte integrante del paese stesso. Quando infuriava con particolare violenza vi era l'usanza di suonare il campanone di san Marco, la campana più grande della cattedrale, dedicata al patrono di Bovino. Nella credenza popolare essa veniva suonata per attenuare la violenza delle folate o forse per invitare i fedeli a pregare, affinché Dio placasse questa calamità naturale. 

IL PANE DI SAN BIAGIO

Nella tradizione popolare il mal di gola veniva curato attraverso lo scongiuro o attraverso alcune pratiche tradizionali, veri e propri rituali, spesso appannaggio esclusivo delle donne. Sulla parte dolente le "guaritrici" usavano passare per nove volte l'indice e il medio. Nella tradizione si narra che san Biagio abbia guarito una fanciulla che stava per soffocare toccandole la gola. Da allora è considerato il protettore delle persone colpite dal mal di gola. Per il giorno a lui dedicato, il 3 febbraio  si confezionavano dei piccoli pani, il pane di san Biagio, che venivano elargiti ai fedeli in chiesa. Questi piccoli pani, benedetti, avrebbero poteri prodigiosi proprio contro il mal  di gola.

venerdì 19 aprile 2024

IL CANE ROBOT DELL'ARMA DEI CARABINIERI di Antonio Trombacco

       

Per la settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo i Carabinieri della città ligure hanno potuto contare su un alleato in più: il cane-robot Saetta. Si tratta del primo esemplare acquisito dagli artificieri del nostro Paese e, dal punto di vista tecnico, si tratta del modello "Spot" sviluppato dalla Boston Dynamics, una tra le aziende di ingegneria robotica più famose al mondo. L'obiettivo di questo piccolo robot è stata quella di aiutare i militari a garantire la sicurezza durante tutta la kermesse.

Le caratteristiche di Saetta

Saetta è un robot a controllo remoto che misura 1,1m di lunghezza per 50 cm di larghezza e 70cm di altezza e ha un peso di 32,7 Kg; si muove ad una velocità di circa 6 km/h. Saetta non agisce autonomamente ma è controllato da un operatore posto a massimo 150 metri di distanza, che tramite un tablet può agire nella massima sicurezza. Saetta è in servizio presso gli artificieri dei Carabinieri di Roma ed è utilizzato per prelevare o disinnescare ordigni esplosivi. Il braccio meccanico infatti permette di prelevare oggetti in massima sicurezza, evitando l'intervento diretto di operatori umani. In futuro non si esclude che l'Arma possa includere altri robot di questo tipo dal momento che potrebbero diventare uno strumento chiave in altri contesti di emergenza, come la ricerca di sopravvissuti durante disastri naturali – facilitata anche dalla sua visione a 360° e dalla capacità di portare carichi fino a 14 kg.



Ma quanto costa questo grazioso ed utile "giocattolino"? La casa produttrice, la Boston Dynamic, vende il modello base a circa 74.500 dollari a cui vanno aggiunti sensori ed accessori che accontentino i bisogni e le richieste dei compratori, facendo lievitare il prezzo base.



UNA STELLA NOVA ESPLODERA' PRESTO? Di Antonio Dota

      


Per chi non sapesse che cosa sia, l'esplosione di una nova è un evento astronomico transiente che si manifesta o come un improvviso aumento di luminosità di una stella già visibile a occhio nudo, o come l'apparizione di una stella nova precedentemente invisibile ad occhio nudo. Le nova sono generalmente causate da esplosioni termonucleari che si verificano in sistemi di stelle binarie, di cui almeno una delle due è una nana bianca. Si tratta di una vera e propria esplosione nucleare che si verifica quando una nana bianca, cioè una stella ormai morta e in via di raffreddamento, accumula una grande materia da un altro corpo stellare. Se la distanza dalla Terra non è eccessiva, il fenomeno può essere visibile dal nostro pianeta ad occhio nudo o con piccoli telescopi.

In questo caso la nana bianca del sistema binario T Coronae Borealis (un sistema binario costituito da due stelle legate gravitazionalmente che si trova a circa 2600 anni-luce dalla Terra in direzione della costellazione della Corona Boreale) sta per dare origine a un'esplosione dopo 80 anni dall'ultima volta. Gli astronomi stimano che la nova T CrB comparirà nel cielo entro il prossimo settembre e secondo la NASA il fenomeno sarà visibile ad occhio nudo per alcuni giorni, poi per qualche settimana attraverso un binocolo per poi spegnersi del tutto.


Il fenomeno, per quanto spettacolare, non va confuso con l'esplosione di una supernova, molto più potente tanto da riuscire a distruggere interi pianeti che la circondano o in grado di generare buchi neri o altri corpi spaziali come stelle di neutroni.









G

venerdì 12 aprile 2024

TRADIZIONI PERDUTE: GLI ANTICHI RITI MATRIMONIALI A BOVINO. A cura della redazione

 Il matrimonio in tutto il sud Italia è considerato uno degli eventi più importanti della vita di una persona. Rispetto ai primi del Novecento però le cose sono cambiate molto. La nostra redazione è partita dai racconti e dai ricordi di nonni e bisnonni per comprendere come fosse organizzato un matrimonio nel nostro paese nei primi decenni del secolo scorso.

Dai racconti dei nonni abbiamo appreso che quando due giovani si fidanzavano e decidevano di sposarsi si faceva “l’albero in piazza”, una tradizione ormai scomparsa anche nel ricordo della maggior parte degli anziani. Il rituale prevedeva che tutte le persone che conoscevano i due promessi sposi, parenti, amici, vicini di casa, conoscenti, si riunissero e che mettessero in piazza pregi e difetti dei due giovani: se fossero gentili o superbi, pigri o lavoratori, ecc. in modo che non ci fossero brutte sorprese dopo il matrimonio. Nascevano vere e proprie discussioni a causa delle quali qualche fidanzamento poteva sciogliersi.



Prima del matrimonio venivano stipulati dei veri e propri contratti, a volte solo verbali, in cui si decideva la dote della sposa: questa prevedeva non solo la biancheria da letto o per la casa, ma anche il numero esatto di vestiti, scarpe, biancheria intima, fazzoletti, fino ad arrivare alla spoletta di filo e agli aghi da cucito. Le ragazze o i ragazzi più benestanti portavano in dote anche appezzamenti di terreno, case o animali come asini, pecore o mucche. Il corredo della sposa veniva esposto durante la festa del primo letto “lu liétt”, nella casa degli sposi, qualche giorno prima del matrimonio. A questa festa partecipavano tutti gli invitati alle nozze e qualche vicino di casa, ma era assolutamente tabù per la sposa che non poteva prenderne parte. Il primo letto poteva essere preparato solo al momento in cui arrivava la suocera, che controllava accuratamente che la dote concordata ci fosse tutta.

Le spose di fine Ottocento non indossavano ancora l’abito bianco, ma di colori pastello, rosa, beige, giallino… Indossavano nuovamente il loro abito ai matrimoni cui venivano invitate successivamente e le giovani spose seguivano la sposa nel corteo nunziale.




La festa del ricevimento si faceva in casa di qualche parente che avesse una stanza abbastanza grande per pranzare e per poi ballare al suono di un’orchestrina. Il menu di solito prevedeva maccheroni al ragù di carne, spezzo gli ziti: una vera prelibatezza poiché tutti facevano la pasta in casa e la pasta secca era considerata un vero lusso. Seguiva la carne al ragù, salsiccia, o involtini (le braciole bovinesi) e poi una teglia di patate al forno con carne di agnello e torcinelli.

I confetti venivano distribuiti alla fine del ricevimento direttamente dagli sposi che con un cucchiaio ne donava tre o cinque per ogni invitato. Negli anni Cinquanta sono comparse le prime scatoline di cartoncino o di plastica, antenate delle bomboniere.

Infine la sposa dopo il matrimonio non poteva uscire di casa per una settimana: solo la prima domenica utile dopo questo periodo di segregazione poteva uscire con lo sposo per andare a Messa. A questo punto cominciava la vita vera della nuova famiglia.


CONCORSO NAZIONALE PENNE E VIDEO SCONOSCIUTI: DOPPIA PREMIAZIONE PER IL NOSTRO ISTITUTO a cura della redazione

  Il 18 ottobre 2024 la redazione del giornalino/blog d'Istituto "Parola nostra" di Bovino, insieme agli alunni delle classi t...